Vedere un film in Technicolor come Gone With the Wind (Victor Fleming, 1939) restaurato e edito in Blu Ray non è come vedere la stessa copia dell’epoca, ma aggiunge qualcosa all’opera che prima non esisteva.
La cura del dettaglio è la cosa che più sorprende in un film di oggi-ieri che viene edito nell’edizione del “raggio blu”. Si provi a rivedere i classici di Hollywood, i classici italiani, da Fellini a Rosi: il film riprende vita, si adagia sul presente modificando l’immagine del passato.
Non esistono più vecchi film. L’edizione di La sala di musica di Stajayit Ray della Criterion dimostra che lo scarto tra passato/presente nel cinema è del tutto fuori luogo.

Oggi i classici nelle loro nuove edizioni possono essere proiettati su grande schermo, si può rivedere o vedere a seconda dei casi, il Medioevo scarno, bestiale, oscuro di Marketa Lazarova, i colori intensissimi del capolavoro di Peter Jackson Heavenly Creatures (Creature del cielo, 1994), la Londra fumosa di The Private life of Sherlock Holmes (1970) di Billy Wilder, il b/n polarizzato, francescano dell’ucronico Il Vangelo Secondo Matteo di Pasolini.
Così ci si può anche permettere di mandare in soffitta i nuovi Tranformers di Michael Bay, con la sua retorica del frastuono che tanto piace ai ragazzini ammalati di videogiochi.
Nessuna retorica del passatismo: si veda l’edizione Blu Ray del magnifico Oz the Great and Powerful di Sam Raimi, e si capirà cosa si può veramente fare con la tecnologia digitale oggi.
Per non parlare dell’altro magnifico War Horse (2011) di Steven Spielberg. A ben vedere War Horse e Oz the Great and Powerful fanno tornare ai tempi del Technicolor di Gone With the Wind. La chioma di Rossella O’Hara e rimanda a quella delle Rachel WeiszMichelle Williams, il tramonto rosso fuoco di War Horse è quello del capolavoro di Fleming. Le “dancing flames” sono le stesse.
Le meraviglie della tecnologia Blu Ray hanno portato alla riscoperta di gioielli mai visti. Oggi si passa dall’anonimato al 1080p in versione originale con i sottotitoli.
Lo spettatore oggi ha la possibilità di vedere, attraverso modalità che fino a 10-15 anni fa sembravano inconcepibili, i capolavori di Albert Serra, Vous n’avez encore rien vu (2012) di Alain Resnais, Misterios de Lisboa (2010) di Raul Ruiz, la straordinaria, grottesca, surreale Alice nel Paese delle Meraviglie di Neco Z Alenky (1988) di Jan Svankmajer. Tutto visibile. Lasciate pure che il “popolino” si vada a vedere Checco Zalone, Hunger Games e Twilight. Fatti loro.
Gli spettatori che “sanno” si possono permettere visioni straordinarie. E allora, ci si renderà conto veramente che, a parte qualche sprazzo di genio nel cinema americano come sopra citato o anche l’ultimo strabiliante Soderbergh (che come cineasta della mutazione ha soppiantato l’ultimo Cronenebrg in coma autoriale profondo), il mercato offre davvero poco. Non mi interessa soffermarmi sull’autorialismo dei Ceylan, delle Rohwacher, di Michael Haneke. Preferisco le avanguardie catalane, portoghesi, asiatiche (andatevi a vedere gli eccezionali film di Naomi Kawase, Kaneto Shindo e molti altri). Oggi si può. Con il Blu Ray il cinema di ieri-oggi riprende vita, o assume ordini estetici completamente nuovi e inattesi.

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).