Casa de lava

L'infermiera Mariana lascia Lisbona per andare in una piccolo villaggio nell'isola di Capo Verde per assistere Leao, operaio rimasto in coma dopo un incidente in un cantiere edile. Mariana entra in contatto con l'ambiente capoverdiano perdendosi in un paesaggio selvaggio, dove incontra un'umanità che vive con pochissimo.
    Diretto da: Pedro Costa
    Genere: drammatico
    Durata: 110
    Con: Inès de Medeiors, Isaach De bankolé
    Paese: Por/ Fra
    Anno: 1994
6.4

Casa de lava (1994) è il secondo lungometraggio del cineasta portoghese Pedro Costa dopo O sangue (1989). Presentato all’epoca nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 1994, mai arrivato nelle sale in Italia, viene ora ripresentato in una nuova versione in Blu Ray, uscita il 14 Novembre 2017. Le immagini ripulite e il nitore del croma tornato a nuovo splendore consentono a chi conosce già il film Cpsta e a chi non lo aveva mai visto, un nuovo approccio, una lettura definitiva, inserita in un contesto autoriale dove i maggiori festival, Cannes Venezia Berlino Locarno hanno dato ormai lustro a nuovi nomi, sicuramente anche più blasonati di Costa stesso, da Lav Diaz a Serra fino a Miguel Gomes, Alonso e Martel.

Vedere/rivedere Casa de lava significa tornare ad un’esperienza quasi primitiva nel rapporto tra immagini e spettatore. Oggi difficilmente si potrebbe concepire una strutturazione dello spazio come quella proposta da Costa in questo suo secondo film. Come sanno bene gli addetti ai lavori questo è l’unico film “studiato” del cineasta portoghese: sceneggiatura impostata fin dall’inizio e da seguire come la planimetria di un edificio da costruire e direzione di attori professionisti (prima e unica volta per Costa) come da manuale. Eppure, nonostante questo, la sensazione di trovarsi davanti ad uno sguardo purissimo, quasi alieno, è notevole.

La storia dell’infermiera (Ines de Medeiros) impegnata a curare l’operaio edile in coma (Isaach de Bankolé) nell’isola di Capo Verde è un fuelliton senza azione, dove ogni impostazione scenica deriva da uno studio dello spazio quasi metafisico, come faceva forse il Pasolini di Uccellacci e uccillini oppure oggi il Serra di El cant dels ocells. Costa si avvicina agli sguardi e ai corpi lasciando gli attimi decorrere senza una svolta improvvisa, il movimento interno all’inquadratura decelera senza sottrarsi al movimento scenico puro. Si assiste così ad una scoperta dello sguardo capace di calamitare le emozioni primarie.

Il cinema di sguardo necessita di una padronanza totale del mezzo, Casa de lava è costruito senza accumuli, con una visione del tutto essenziale, lasciata ai personaggi in quanto protagonisti di un’epopea privata che diventa cosmo attivo di una percezione più grande. Resta l’impressione interessantissima, di confrontare questo episodio di cinema “vecchio”, anni ’90, tirato a lucido dalla nuovissima edizione Blu Ray, con i film dei nuovi autori, come le oltre sei ore di Le mille e una notte (2015) di Miguel Gomes e Zama (2017) di Lucrecia Martel. In questo senso, vedere la differenza di organizzazione degli spazi e la rappresentazione dei paesaggi emotivi, dà la possibilità di vedere come si è modificato nel tempo il rapporto con lo spettatore, sempre più incluso nei processi empirici di identificazione di un’etica della visione.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).