Christine - La macchina infernale

Nel 1978, in California, un giovane timido trova una veccia auto malmessa degli anni '50. Subito gli scatta l'impulso di acquistarla. Decide di rimetterla a posto lavorando in un'officina. L'auto in modo misterioso s'impossessa della sua anima.
    Diretto da: John Carpenter
    Genere: horror
    Durata: 110
    Con: Keith Gordon, John Stockwell
    Paese: USA
    Anno: 1983
6.8

Nel rapporto tra uomini e macchine, tra i film più rappresentativi che si possono annoverare, considerando gli ultimi 40 anni, si può creare questa lista: Christine – La macchina infernale (1983) di John Carpenter, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, Tucker – Un uomo e il suo sogno (1988) di Francis Ford Coppola, Crash (1996) di David Cronenberg e, come ultimi arrivati, Titane (2021) di Julie Ducournau e Ferrari (2023) di Michael Mann. Di questa lista, l’unico che non ho visto è il film della Ducournau, vincitore della Palma d’Oro 2021.

Il film di Carpenter si collega esteticamente al film di Coppola e di Cronenberg da una messa in scena classica di stampo fordiano-hawksiano (nel senso di John Ford e Howard Hawks), nonostante la carica altamente provocatoria del film di Cronenberg, che resta allievo generazionale dei maestri suddetti. Sono tutti e tre costruiti secondo una similitudine di ossessioni e rimandi estetici. Carpenter e Cronenberg hanno in comune il fatto di aver lavorato ognuno, per una sola volta ad un adattamento da un romanzo di King. Nel caso di Cronenberg, La zona morta con Christopher Walken (1983).

Mentre nel Ferrari di Michael Mann l’ossessione verso l’auto è professionalmente incanalata nelle rifiniture scenografiche, il film rispetta fedelmente le regole del genere biografico, allestendo una precisa ricostruzione storica dei tragici avvenimenti accaduti nella Mille Miglia del 1957.

Christine è uno dei pochi, forse l’unico adattamento mai fatto da Carpenter da un romanzo (non ho controllato tutta la filmografia) e si vede. Le idee non sono sue e il film funziona a meraviglia più di altri. La tensione creata e la messa in scena non danno tregua allo spettatore. Il film fa venire voglia di leggere il romanzo. Non sono cose capitano ogni volta. Il rapporto tra uomo e macchina in questo film è una miscela mistica micidiale nel quale lo spettatore è profondo partecipe.

Christine non è invecchiato male, anzi. Lavora meglio di altri film del regista. Stavolta non si perde tempo a vedere la perfezione degli effetti speciali e del make-up (La cosa, 1982), i demoni (Essi vivono, Il signore del male Il seme della follia, Vampires) lasciano spazio al volto muto della macchina, impassibile mostro trita tutto.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).