You're Next

Una famiglia Davison decide di riunirsi nella villa in campagna dei genitori, Paul e Aubrey, per celebrare il loro anniversario di matrimonio. Ma la quiete familiare è destinata ad essere sconvolta da un'inquietante presenza esterna.
    Diretto da: Adam Wingard
    Genere: horror
    Durata: 94'
    Con: Sharni Vinson, Joe Swanberg
    Paese: USA
    Anno: 2011
7.1

A volte è proprio difficile indovinare chi venga a cena, soprattutto se l’ospite indesiderato ha per segni particolari una maschera animalesca e come passatempo quello di eliminare la gente a colpi di balestra.
Eppure i coniugi Davison, Paul ed Aubrey, il conto degli ospiti lo avevano fatto benissimo: la nidiata dei figli maturi con le rispettive compagne, e qualche amico imboscato. La matriarca, certo, il polso della situazione non ce l’ha, sull’orlo di una crisi di nervi come sembra. E i fratelli sono piuttosto litigiosi.

Ma pare logico che ogni bega va messa da parte quando, durante la cenetta, un commensale si becca una freccia in fronte, ed ogni tentativo di fuga in cerca d’aiuto viene neutralizzato da un team di uccisori in agguato nell’ombra. Tiro al bersaglio, ma qualcuno non ha fatto i conti con un “arciere” all’interno: Erin, (Sharni Vinson), innocua fidanzata di uno dei maschietti di casa, pare conoscere alcune tecniche di autodifesa.
You’re next di Adam Wingard è l’ennesimo “prossimo” della serie home invasion, con l’aria di chiuso del genere che si sente lontano un miglio, anche fuori dalla villa di campagna della famiglia Davison.
Nessuno dei clichè del genere manca, e questa insistenza fa ad un certo punto sospettare – lecitamente, vista la calcolata ilarità del finale – una vena divertita, quando non goliardica, di puro compiacimento sadico a vantaggio dei fan del gore: fughe disperate nei boschi, speranzose richieste d’aiuto a persone già morte, piccoli drammi familiari, manualetto della difesa strenua con tanto di gadget inclusi, dal cacciavite all’acqua bollente, fino ai paletti di legno con i chiodi, che non sapresti se dire in stile Cane di paglia (1971) di Sam Peckinpah o piuttosto Mamma ho perso l’aereo, (1990).
Quando capisci che il movente di tutto l’ambaradan è quello più vecchio del mondo, realizzi anche che l’operazione non è poi così lontana da Quella casa nel bosco (2012) di Drew Goddard, quanto a consapevole esplorazione ed implosione delle costanti di genere. Non ce ne si sorprende, considerando la portata sperimentale, eppure così insistente nel variare gli stessi temi, dei film ad episodi VHS e VHS 2, in cui Wingard ha partecipato da protagonista nel primo (sceneggiatura e regia) e per una questione di franchising e benedizione morale in una porzione del secondo.
Tutto più o meno prevedibile, anche gli imprevedibili colpi di scena, scagliati per tempo con l’efficacia di un dardo che sa come andare a segno, che sa cosa voglia dire “vecchia scuola dell’horror”.
Perché Wingard potrà anche godere delle proprie manipolazioni, ma intanto è bravo a far godere: un prologo scolastico con atto delittuoso ed introduzione ai protagonisti, una tempestiva iniezione di malumori da family dramedy di superficie, e poi parte la caccia all’uomo, qualcosa di nemmeno troppo diverso dal recente La notte del giudizio (2013) di James DeMonaco, ma ci permettiamo di aggiungere, più sano, con meno complicazioni moralistiche, maggiore efficacia e qualche gallone di sangue in più.
E giù con inquadrature stranianti, di sbieco, dietro porte, davanti alle finestre, con close up che fanno perdere il controllo del campo visivo o accennano a morbosi indugi, mentre in sottofondo rimbomba quello che nemmeno un soundtrack può dirsi, quanto piuttosto un rumore sordo e costante che alimenta la tensione.
Ma guai a farsi spaventare troppo: è tutto un trucco, ed è fin troppo chiaro. “Looking for the magic”, scandisce in loop la canzone, che torna, di un cd player inceppato: la solita, vecchia magia. Wingard la conosce bene, lo spettatore anche: ma non si skippa, aspettiamo il prossimo, inevitabile epigono del genere, si auspica con la stessa disincantata, attenta, ironica qualità di You’re next.

A proposito dell'autore

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Professore di storia dell'arte e giornalista pubblicista, professa pubblicamente il suo amore per l'arte e per il cinema. D'arte ha scritto per Artribune, Lobodilattice, Artslife ed il trimestrale KunstArte, mentre sul cinema, oltre a una miriade di avventure (in corso) da free lance, cura una rubrica sul quotidiano "Cronache di Salerno" ed in radio per "Radio Stereo 5".