Under the Skin

Una giovane aliena viene mandata sulla terra con lo scopo di sterminare la razza umana. Una volta arrivata sulla terra assume le sembianze di un'affascinante bionda e inizia a sedurre le sue vittime. Ma ben presto scoprirà che diventare umani ha i suoi vantaggi.
    Diretto da: Jonathan Glazer
    Genere: fantascienza
    Durata: 108'
    Con: Scarlett Johansson, Jeremy McWilliams
    Paese: UK, USA
    Anno: 2013
7.4

Laura è un’ aliena che vaga in giro per la Scozia con l’obiettivo di sedurre e poi uccidere le sue vittime ignare, soprattutto giovani ragazzi. Una volta conquistati, Laura porta i ragazzi in un luogo misterioso dove vengono assorbiti da una sostanza scura. Glaciale e spietata, Laura pare non provare alcun risentimento per i suoi omicidi.
Tratto dal romanzo “Sotto la pelle” di Michel Faber, Under the Skin è il terzo film di Jonathan Glazer, autore dei sottovalutati Sexy Beast (2000) e Birth (2004). Accolto malamente con fischi e freddezza generale a Venezia 70 dove la pellicola era in concorso, in realtà Under the Skin riconduce lo spettatore alle atmosfere dei film di fantascienza d’antan, coinvolgente e difficilmente catalogabile come L’uomo che cadde sulla terra (1976) o in maniera più esplicita alla pietra miliare diretta dal Siegel de L’invasione degli Ultracorpi (1956).

Glazer, piaccia o meno, sa quello che fa, lascia il compito di trasmettere emozioni e sensazioni a un apparato visivo e d’immagine notevole, non completamente definito e chiaro (complice anche l’ambientazione nella plumbea e metallica Scozia), un gioco dell’inquadratura vitrea e lattaginosa che ha voglia di osare e di offrire un piatto poco consono. Glazer unisce il suo sguardo cinematografico applicandolo a una sperimentazione molto vicina agli stilemi della videoarte, mai fini a se stessi, ma tentando con coraggio e audacia di parlare solo con le immagini, di perturbare l’occhio con un film che nella sua prima parte non ha molto bisogno dei dialoghi.

 

Sinuoso e affascinante nel suo incedere, come sinuoso e affascinante è il corpo bellissimo e fatale dell’aliena Scarlett Johansson, attrice che ha forse pagato in modo eccessivo la sua avvenenza a scapito di una bravura mai completamente riconosciuta. Glazer usa il suo fisico perfettamente morbido come involucro che assimila tra amore e morte la nostra imperfezione di esseri umani e le nostre paure.
Sì perché se Laura è l’essere perfetto e statico nei sentimenti, per Glazer noi siamo l’altra faccia della medaglia, un virus, un errore di progettazione, un nulla materico che occupa solo posto sulla terra. Ma come ogni virus o viene debellato o esiste il rischio che entri dentro: under the skin appunto. Così l’aliena Laura, sazia di corpi imperfetti, comincia a provare pietà, ad apprezzare il cibo e la musica.

 

Under the Skin smette purtroppo di avere coraggio filmico e diventa didascalico, assestandosi su una forma più prevedibile e uno sviluppo deludente che attraversa le tematiche della paura e della conoscenza dell’altro, della volontà di aprirsi all’ignoto e della conseguente fiducia/sfiducia, senza trovare però, un nucleo preciso da sviscerare.
Allora analizzando anche una conclusione troppo affrettata seppur suggestiva, Under the Skin è un’opera riuscita a metà, sospesa tra innovazione e deja-vu, che non riesce a trasmettere totalmente la forza delle sue idee, incapace di sorprendere fino alla fine e percorrere strade mai battute.

A proposito dell'autore

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20 anni, diplomato al liceo linguistico. La passione per il cinema lo ha travolto dopo la visione di Pulp Fiction. Ha frequentato un workshop di critica cinematografica allo IULM. I sui registi di riferimento sono Tarantino, Fincher, Anderson, Herzog e Malick. Ama anche anche il cinema indie di Alexander Payne e Harmony Korine. Oltre che su CineRunner, scrive anche su I-FilmsOnline.