Allacciate le cinture

La storia d'amore tra Elena, giovane ragazza che lascia gli studi per lavorare come cameriera in un bar, e Giorgio. La loro storia si intreccia con le vicende sentimentali di Antonio, meccanico dislessico e Fabio, omosessuale, il più caro amico di Elena.
    Diretto da: Ferzan Ozpetek
    Genere: commedia
    Durata: 110'
    Con: Kasia Smutniak, Carolina Crescentini
    Paese: ITA
    Anno: 2014
5.3

Nell’ultimo film di Ferzan Ozpetek, Allacciate le cinture, ci sono tutti i presupposti affinché i due amanti protagonisti Elena (Kasia Smutniak) e Giorgio (Francesco Scianna) non abbiamo alcun punto in comune, eppure tra loro sboccia l’amore.
La storia è basata sulla quint’essenza di un surrealismo misto a patetismo e grossolanità. Scorrono così i primi sessanta minuti della commedia: tra situazioni ridicole, sguardi da vecchi marpioni il cui fine è ammaliare, tra scetticismo e scarsa credibilità.
Elena e Giorgio si sposano e hanno due figli; per quanto riguarda quest utlimi due, le interpretazioni dui due piccoli attori, pensandoci, sono altrettanto dubbie: la ragazzina vispa e intelligente, reagisce cinicamente alla vita affrontando ogni situazione come un’adulta e il bambino non proferisce mai parola in circa 110 minuti.

Il primo tempo della nuova commedia Ozpetek è caratterizzata da poche frasi, molti sguardi, inquadrature non sempre collegate, sequenze talvolta abbellite da movimenti di macchina e una fotografia sempre molto minuziosi. Si può dir tutto a riguardo di Allacciate le cinture: ma Ozpetek conosce il mestiere e sa cosa ci vuole per non oltrepassare la soglia del ridicolo ed essere valutati dalla critica più intransigente con l’appellativo di “trash”.
Nella seconda parte del film una svolta: Elena dopo 13 anni si ammala, un cancro al seno la costringe ad iniziare le chemio e impone ad Antonio una scelta: crescere o rimanere un Peter Pan traditore e immaturo. Di conseguenza quest’ultimo decide di assistere la moglie, di modificare parte del suo modo d’essere, di rendersi utile e non fare la figura della bella statuina insensibile: daltronde, il suo corpo pieno di tatuaggi è sempre in primo piano, anche se i segni della vechiaia si fanno sentire, come si evince dal fatto che la sua pancia inizia a fuoriuscire e i capelli a cadere.
Gli anni passano per tutti e Ozpetek insiste su questo particolare senza alcun timore. Il regista durante la lavorazione del film, sospese le riprese per almeno un mese per girare le scene con i corpi dei protagonisti modellati, degenerati.
La narrazione prosegue con un altro valido escamotage: un buon montaggio riporta il racconto verso un clima più sereno e disteso: concludere lasciando la speranza e il sorriso negli occhi dello spettatore è sempre la scelta più facile e comoda, ma non necessariamente la più scontata.
Il film è sicuramente diverso dai precedenti capolavori del regista, anche se alcune piccole citazioni si possono comunque scorgere.
Si è chiacchierato molto sui glutei di Francesco Arca, eppure sono rare le scene di questa esibizione: molto meno volgare o sensuale di quella che è stata raccontata e descritta agli astanti o agli spettatori più curiosi e amanti del gossip. Un po’ di delusione vige sovrana, e forse è proprio il caso di dire “allacciate le cinture”, altrimenti rischiate di andar via troppo presto e perdervi il “meglio”o “il meno peggio”, che dir si voglia. È sempre e comunque un film che va visto; d’altronde, non importa che se ne parli bene o male; l’importante è che se ne parli.

A proposito dell'autore

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Nata a Napoli, laureata in Conservazione del beni demo-etno-antropologici, con sotto indirizzo in Musica e Spettacolo. Dall'antropologia al cinema, passando per fotografia e documentarismo, queste le sue passioni e i suoi vizi!