Mission:Impossible - Dead Reckoning - Parte 1

Una nuova terribile arma non convenzionale definita "l'entità" minaccia di creare il terzo conflitto mondiale. Questa minaccia è basata sull'intelligenza artificiale. L'agente Ethan Hunt dovrà ricongiungersi alla sua unità Speciale IMF per evitare un'apocalisse prossima ventura.
    Diretto da: Christopher McQauarrie
    Genere: avventura
    Durata: 156
    Con: Tom Cruise, Rebecca Ferguson
    Paese: USA
    Anno: 2023
8.7

Anche il nuovo Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte 1 è stato diviso in due parti. La prima della durata di 156 minuti presuppone che la seconda avrà una durata che potrebbe arrivare anche alle tre ore. Per un totale di quasi sei ore di film. In totale accordo con i nuovi progetti seriali filmici, da La storia di Lisey (2021) di Larrain con Julianne Moore, mini serie televisiva della durata di sei ore e 41 minuti, Dead Ringers (2023), miniserie con Rachel Weisz della durata di sei ore, basata sul film di Cronenberg del 1988 (il film di Cronenberg durava 116 minuti), la miniserie si Bellocchio Esterno Notte (2022) dura cinque ore e mezza. Questo solo per citare alcuni esempi.

Se la durata del nuovo Mission: Impossible replica quella della nuova serialità, il suo linguaggio di seriale non ha nulla. Le scene sono impostate secondo un’asse verticale di ascisse e ordinate, dove a comandare sono gli spigoli, le svolte inattese, i capovolgimenti, i personaggi sempre da riconsiderare. Il corpo è sempre al centro del discorso, vi è una struttura classicista in McQuarrie, si replicano le vecchie avventure di James Bond con un gusto da cinema americano piuttosto che da aplomb britannico. L’avventura è sempre la stessa, si ripete, come in un ennesimo episodio seriale, ma le dinamiche dei corpi rendono il movimento ancorato a un presente filmico che lavora in modo da non apparire vecchio all’istante. Mentre il linguaggio seriale è basato su un flusso di espansione narrativa orizzontale, fatta apposta per creare un meccanismo di affiliazione profonda con particolari personaggi e ambienti che si ripetono ogni volta.

Questo Mission Impossible ha ancora un’impostazine hawksiana (nel senso di Howard Hawks) di base, e nelle sequenze dei lungi inseguimenti nelle vie ristrette di uno dei centri storici romani, si comporta come l’ultimo capitolo di Indiana Jones diretto da Mangold. Allungare il, divertimento-ottovolante solo per il gusto di farlo per giustificare la presenza in sala. Non si tratta dell’ultimo film di Orson Welles. Non è neanche Jurassic Park di Spielberg, non è una lezione di regia, non è un rischia tutto senza rete di sicurezza come Kill Bill, è. solo un capitolo di cinema figlio di un Dio minore. Senza più De Palma, né John Woo. McQuarrie fa un compito diligente che resiste alle intemperie presenti e passate per strategia studiatissima, non per talento.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).