Non ho voluto vedere La leggenda di Beowulf, mi sono rifiutato. Su The polar express l’orgia di computer graphic ci poteva anche stare, era al servizio di una storiella natalizia, in un film per bambini e nulla di più. Ma in alcune sequenze il genio dell’autore di Back to the future, Who framed Roger Rabbit?, Contact, What lies beneath si ritrovava. Adesso, Zemeckis pare perso dentro questa idea della tecnica “motion campturing” e pare che non se ne voglia affatto schiodare. Infatti anche il prossimo progetto del cineasta americano, Il canto di Natale con Jim Carrey, sarà basato su questa tecnica di ripresa ed è un peccato. Perchè c’è una bella differenza tra l’uso del digitale (massiccio) che si vede nei film della Pixar o anche nell’ultimo straordinario film di Selick e gli ultimi film di Zemeckis. Tutti oggi girano film in digitale, anche Botelho lo uso senza problemi. Ma nel cinema di Zemeckis l’effetto speciale diventa una lama a doppio taglio che gli si ritorce contro. Sembra che Zemeckis stia vivendo una vera penuria di idee, e le acrobazie digitali non lo salveranno dall’anonimato estetico. Negli anni ’90 aveva aperto porte all’innovazione e sorpreso anche i non affezionati. Ormai la sua vena poetica sembra essere ridotta a livello di un misero burattinaio. Poteva contendere a Spileberg la Palma di regista del fantastico. Negli anni 2000 si è fatto scavalcare da gente come Silberling, Shyamalan, Nolan. Quando Zemeckis tornerà al cinema in carne e ossa (e idee) allora il cinema avrà riacquistato il suo genio.

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).