Esp 2 Fenomeni paranormali

Il Collingwood Psychiatric Hospital è un ospedale psichiatrico famoso per aver fatto da location al film Esp 2 Fenomeni paranormali. Un gruppo di giovani film-maker si introduce al suo interno per girare un film dell'orrore.
    Diretto da: John Poliquin
    Genere: horror
    Durata: 95'
    Con: Shawn C. Phillips, Jennica Fulton
    Paese: CAN, USA
    Anno: 2012
3.1

Esp – Fenomeni paranormali dei Vicious Brothers aveva ibridato l’horror da casa maledetta con quello da cassetta maledetta: senza colpi di genio, ma con una vivace e rudimentale costruzione del terrore.
Il successo commerciale del primo film non poteva che sfociare in un sequel: i Vicious Brothers passano allo script e si concedono un cameo, mentre alla macchina da presa, per questo Esp 2 Fenomeni paranormali va John Poliquin.

Tanta voglia di fare, ma la buona volontà si disperde in un maledetto labirinto di vicoli ciechi e false tracce, conglomerando riprese normali, formato mockumentary e prison break movie. Ed il salto triplo, davvero, riesce mortale: perché ogni piroetta della vicenda finisce per assumere contorni inquietantemente parodistici.
La prima, lunga parte, fungendo da trait d’union col primo film, diventa una sorta di pre-mockumentary al mockumentary, raccontando di come un gruppo di studenti maturi l’idea di girare un film sul Collingwood Psychiatric Hospital per far luce sulla sorte dei protagonisti del fake reality ivi girato.

La seconda parte consiste nel tentato documentario; la terza, scoperto un superstite della vecchia troupe, è una lotta per la sopravvivenza tra umani, umanacci e spiriti. Trito rispetto al panorama horror attuale e ri-trito rispetto al precedente capitolo, Esp – Fenomeni panormali 2 sembra persino paventare questa consapevolezza, ironizzando nella prima parte con le video-recensioni sul film dei Vicious Brothers ed insistendo sulla vicenda del giovane aspirante regista che vuole sbarcare il lunario, prima con filmetti infarciti di cliché e poi con l’innovativa idea (!) del documentario sul documentario.

Quasi teenage movie in queste noiose battute d’apertura, il film stecca anche nel decollo, che non è né più né meno una riedizione degli avvenimenti del predecessore, con l’edificio che diventa una trappola: gli stessi fantasmi, qualche telecamera all’ultima moda. Il tentato colpo di reni dell’ultima parte, non privo d’un singolare umore dark fantasy con mappe, porte segrete ed infestazioni, si gioca la carta dell’adrenalina a tinte ematiche, ma la rianimazione non appare efficace.

 

Anche a voler tralasciare certe assurdità della sceneggiatura (era scomparsa una troupe, e nessuno aveva indagato…; un ospedale infestato manda mail ed ha un account Youtube per adescare visitatori), il difetto macroscopico resta quello del fallimento delle evoluzioni interne: quando il film si sgancia dal mockumentary dell’ultimo quinquennio, lo fa solo per diventare una vicenda di edificio infestato dell’ultimo cinquantennio.
La sensazione, a fronte di questa mitizzazione “nera” del Collingwood, è che l’highway to hell verso un terzo film sia già in costruzione: a questo punto, consumata la strada solcata dai Vicious Brothers, l’auspicio è che ci s’inventi qualcosa di diversamente mefistofelico. Per ora, non trapassa il dignitoso companatico ai pop corn.

A proposito dell'autore

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Professore di storia dell'arte e giornalista pubblicista, professa pubblicamente il suo amore per l'arte e per il cinema. D'arte ha scritto per Artribune, Lobodilattice, Artslife ed il trimestrale KunstArte, mentre sul cinema, oltre a una miriade di avventure (in corso) da free lance, cura una rubrica sul quotidiano "Cronache di Salerno" ed in radio per "Radio Stereo 5".