Blue Jasmine

Jasmine si trasferisce dalla sorella a San Francisco, dopo aver passato una lussuosa vita a Park Avenue, sposata con un uomo d'affari, Hal, che si rivela un truffatore, portandola alla bancarotta. La fine del matrimonio ha trascina Jasmine in un vortice depressivo senza fine.
    Diretto da: Woody Allen
    Genere: commedia
    Durata: 98'
    Con: Cate Blanchett, Alec Baldwin
    Paese: USA
    Anno: 2013
7.9

Jasmine (Cate Blanchett), l’ultimo terribile mostro creato dalla penna di Woody Allen, è un’opportunista snob che non farà altro che abbracciare il mito della seconda occasione, fallendo miseramente.

Alla sua ultima creatura, suo ennesimo alter ego (?), Allen fa compiere il classico percorso che va da est a ovest, da New York a San Francico, dove Jasmine andrà subito dopo la fine del suo opulento matrimonio con un adultero uomo d’affari della grande mela (Alec Baldwin).
Là vive l’unica persona che le è rimasta, la sorella (Sally Hawkins) – da lei denigrata fino a poco tempo prima – per iniziare una nuova vita, per infondere di nuovo senso ad un’esistenza oramai viziata. Jasmine, una volta lì, si scontrerà con un ambiente da lei distante anni luce, al quale non avrà la minima intenzione di adattarsi.
Ciò che cerca Jasmine è affogare i suoi tormenti, oltre che in svariati Martini misti a Xanax, in una nuova e lussuosa vita accanto a un marito amorevole e benestante che la coccoli e che la faccia sentire di nuovo una regina; una regina senza più un regno in balia della vita vera, fatta di sacrifici e popolata da sanguigni e pragmatici individui, come il nuovo compagno della sorella.
Allen, dopo il tour europeo, torna nella sua amata New York, baciata da una luce giallo-oro, lussuosa e corrotta dalla finanza, nella quale i ricconi vivono apparentemente distantissimi dai problemi del resto del mondo.
Ma non è tutto oro quel che luccica. La sua regina senza più corona è una debole, spocchiosa e schizzinosa donna piena di sé e del suo mondo, pregna più o meno delle solite nevrosi espresse attraverso l’ormai fin troppo nota logorrea alleniana, che gira praticamente in tondo per poi non approdare a nulla a causa della sua inadeguatezza.
Attraverso un convulso andirivieni temporale, che porta Jasmine tra New York (il passato) e San Francisco (il presente), Allen non fa altro che ritrarre l’alta borghesia snob e il suo vorticoso declino autoindotto, l’opportunismo, il senso di colpa e l’inadeguatezza.
Ad incarnare tutto questo Jasmine, un personaggio davvero odioso, sgradevole, respingente, come il film tutto, che altro non sembra che l’ennesimo capitolo di allenismi ormai un po’ stantii, e piuttosto insopportabili.

A proposito dell'autore

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Ha fatto e fa cose che con il cinema non c’entrano nulla, pur avendo conosciuto, toccato con mano, quel mondo, e forse potrebbe incontrarlo di nuovo, chi lo sa. Potrebbe dirvi alcuni dei suoi autori preferiti, ma non lo fa, perché non saprebbe quali scegliere, e se lo facesse, cambierebbe idea il giorno dopo. Insomma, non sa che dire se non che il cinema è la sua malattia, la sua ossessione, e in fondo la sua cura. Tanto basta.