The Lesson - Scuola di vita

Bulgaria, tempo presente. In una scuola d provincia un bambino commette un piccolo furto di denaro. La situazione preoccupa l’insegnante, Nadezha, che inizia ad indagare sull’identità del bambino. Intanto la vita privata di Nadezha va a rotoli, tra la perdita della casa e il marito senza lavoro.
    Diretto da: Kristina Grozeva, Petar Valchanov
    Genere: drammatico
    Durata: 111
    Con: Margita Gosheva, Ivan Barnev
    Paese: BUL, GRE
    Anno: 2014
7.8

La crisi è crisi: di soldi e di nervi. Per Nadyezdhna, prof d’inglese alle scuole medie in Bulgaria, coi soldi proprio non si scherza: farà fuoco e fiamme per trovare il ladruncolo che in classe l’ha derubata di qualche spiccio. Questione di principio. Poi, però, lo stesso incrollabile rigore viene messo a dura prova quando, per un marito arruffone col vizio dell’alcol ed una banca col vizio del rialzo dei tassi d’interesse, la donna si troverà a fronteggiare un pagamento inatteso, senza poter contare sugli arretrati di un’azienda con cui collabora, ormai in bancarotta. Ovvia la soluzione dello strozzino. Ovvia la complicazione di una morsa di debiti che la strozza.

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Un po’ Dardenne, un po’ Bresson – per l’afflato morale, il senso analitico, lo stile naturalistico – l’interessante esordio di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, The Lesson, è innanzitutto una lezione di stile: la camera a spalla, l’uso funzionale dei silenzi, la fotografia fredda fanno respirare sin dalle prime battute un’aria greve quanto la foschia degli stradoni desolati della Bulgaria rurale. Proprio rispetto ai cali di tensione del più banale cinema a tesi, del cinema moralistico e di quello di cronaca – visto lo spunto reale da cui prende le mosse il film – ciò che The Lesson riesce ad offrire in più allo spettatore è una verosimiglianza che insinua sottopelle un disagio duraturo, tanto più efficace per l’assenza di un’attitudine giudicante: siamo osservatori, e siamo tesi. Gli interni, soffocanti, sono inquadrati con angoli che destabilizzano.

Le scene pervase dal senso dell’esplosione imminente sono innumerevoli: dalle liti domestiche sul punto di sfociare nell’atto violento, ai dialoghi con l’aguzzino che suggeriscono il ricatto ed accennano allo scatto manesco. Senza poter citare nel dettaglio una tormentata e brutale sequenza negli ultimi 10 minuti, vale la pena, allora, plaudire alla suspense della scena che inizia con l’auto della protagonista che finisce in panne e prosegue con la disperata ricerca degli ultimi spiccioli per effettuare il pagamento alla banca che sta per chiudere: è una disperazione che funziona meglio dell’artificio di tanti thriller, forse anche a causa di una rimeditazione sulla scuola austriaca (il cinema implacabile di Haneke e Seidl).

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Ecco, allora, che il romanzo di formazione all’incontrario diventa un noir di formazione, la storia di una necessaria putredine, viste tutte le trappole e le brutture disseminate per incrinare l’integrità di Nadyezdhna e risucchiarla nell’area di pericolo: morale e fisica. Se l’interpretazione della misconosciuta Margita Gosheva fosse stata griffata con qualche cognome hollywoodiano, staremmo già gridando al fenomeno: la sua gamma emotiva si sfuma nel sussurro, il suo ritratto di donna tra la tenacia e l’afflizione riesce così bene che dal finale non si saprebbe dire se vien fuori una tragedia o un trionfo.

Non è un caso, dunque, che The Lesson – Scuola di vita sia stato applaudito a Venezia e Toronto e premiato a San Sebastian: lento, ma inesorabile, ha il pregio di calare in una situazione concreta un dramma detonante nell’intrigo di cronaca ed implosivo nei risvolti interiori. A questa crisi – anche di principi – crediamo volentieri.

A proposito dell'autore

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Professore di storia dell'arte e giornalista pubblicista, professa pubblicamente il suo amore per l'arte e per il cinema. D'arte ha scritto per Artribune, Lobodilattice, Artslife ed il trimestrale KunstArte, mentre sul cinema, oltre a una miriade di avventure (in corso) da free lance, cura una rubrica sul quotidiano "Cronache di Salerno" ed in radio per "Radio Stereo 5".