In solitario

Yann Kermadec partecipa alla regata in barca a vela Vendée Globe, ben sapendo che potrebbe essere la sua ultima possibilità di gareggiare. Durante la regata si troverà a fronteggiare inaspettate situazioni.
    Diretto da: Christophe Offenstein
    Genere: drammatico
    Durata: 97'
    Con: Francois Cluzet, Giullaume Canet
    Paese: FRA
    Anno: 2013
6.9

Per la sezione “Alice nella città” dell’ VIII edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (8-17/11/2013), tra i film in concorso c’è In solitario, opera prima di Christophe Offenstein, interpretata splendidamente da François Cluzet.

Il protagonista è Yann Kermadec, padre di famiglia che decide di partecipare al Vendée Globe, ovvero al giro del mondo sulla sua barca a vela. Lo skipper solo con se stesso e il suo sponsor DCNS inizia sin dal principio a mostrare abilità e talento, quanto metodicità e sangue freddo.
Ad ogni tramonto il pensiero vola sempre verso sua figlia, a cui invia una foto e una breve dedica; e prima di andare a dormire si preoccupa, sempre, di collegarsi su skype per guardare la sua compagna e raccontarle la sua esperieza quotidiana. Qualcosa cambia non appena Yann si accorge di non esser solo sulla sua imbarcazione: un ragazzino della Mauritania è salito a bordo di nascosto con la speranza di riuscire a fuggire dalla sua realtà e raggiungere destinazioni migliori.
Lo skipper, disperato, accoglie nel peggiore dei modi il giovane, poiché da regolamento, la regata deve esser portata a termine in assoluta solitudine, senza alcun tipo di accompagnamento. Dunque rinchiuso in cabina, Mark non deve distrarre Yann, bensì osservare e occultarsi non appena si presenti il rischio di un contatto con l’esterno.
Un ulteriore imprevisto accompagna il solitario avventuriero: recuperare Margareth, una concorrente in serio pericolo di vita, poiché la sua barca si è rivoltata. Da quel salvataggio l’esperienza cambia forma e valore e probabilmente l’”eroe” comprende quale effettivamente debba esser ciò su cui puntare e a cui aspirare: in primis l’onestà.
Il film è impegnativo per molti aspetti, non in ultimo per la trama. La riuscita dell’impresa di Yann è perennemente in bilico: tutto risulta essere su un filo di un rasoio. Il suo più acerrimo nemico, l’imprevedibile mare, è un antagonista supportato da tanti piccoli ulteriori casi accidentali per colpa dei quali sembra sempre più lontana la meta.
Bisogna crederci e bisogna avere tutti i fattori dalla propria parte: abilità, coraggio, determinazione, forza, resistenza, spirito di sacrificio e fortuna. Forse basta ciò per vincere una scommessa; basterebbe così poco per risultare primi ad ogni sfida e trionfare, almeno all’esterno.
Ma, in realtà, l’unica grande gloria di un individuo è quella di esser stato leale e ligio, almeno con se stesso, accettando meriti e demeriti a seconda delle proprie reali responsabilità. Una scelta ardua e rara, ma che appaga in una, in dieci, cento, mille regate e vite.