Il fondamentalista riluttante

In Pakistan nel 2010 a Lahore. Mentre infuriano le proteste di studenti fondamentalisti islamici, uno di loro, Changez, giovane professore, si fa intervistare dal giornalista americano Bobby Lincoln, al quale racconterà come è diventato un fondamentalista islamico.
    Diretto da: Mira Nair
    Genere: drammatico
    Durata: 130'
    Con: Riz Ahmed, Kate Hudson
    Paese: USA, UK
    Anno: 2012
5.8

Il fondamentalista riluttante è l’ultimo film della regista indiana Mira Nair, tra etica, storia, pregiudizi e sentimenti; ma prima di tutto un’opera totalmente conflittuale.
Changez Khan (Riz Ahmed) è un giovane professore pakistano che accetta di raccontare l’ultimo decennio della propria vita al giornalista americano Bobby Lincoln, a seguito del sequestro di un docente americano a lui noto, da parte di terroristi.

La storia è ambientata tra Lahore, (in Pakistan), New York, Istambul e Atlanta; e solo in alcuni rari momenti sfiora l’India. Da un lato i fondamentalisti islamici, dall’altro i manager di lussuose aziende americane ordinariamente in giacca e cravatta o le spie della CIA. Ma non solo: c’è un subplot, ovvero un secondo filone narrativo raccontato dalla regista che vede come protagonisti Changez e Erica (Kate Hudson), una fotografa.
Un amore mai spensierato, bensì in perenne bilico. Erica ha perso da ventitré settimane il suo compagno che sente ancora fortemente con sé; Changez decide di sostituirlo, quasi accettando di divenirne l’ombra. Ma non si può sopperire ad una mancanza rattoppando lì dove c’è lo strappo. E questo lo sanno entrambi. Eppure, nonostante ciò sembra che la passione li travolga e dia loro la possibilità di viversi; almeno per un lasso di tempo medio lungo.
Qualcosa cambia in Changez, immediatamente dopo l’attentato dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers. Il colore della sua pelle, i suoi tratti somatici, la sua barba divengono il motivo per il quale chiunque inizia a guardarlo come un colpevole, un responsabile; un islamico da sorvegliare e disprezzare. Preconcetti e sguardi accusatori da parte di chi si sente vittima, senza considerare che non necessariamente l’altro sia un carnefice. Tutto precipita dentro e fuori di sé e non c’è un posto in cui si senta adeguato. Straniero ovunque; ma allo stesso tempo appartenente a tante terre lontane e tra loro diverse. C’è la voglia di credere nei desideri che spinge Changez ad andare avanti: il bisogno di sapere che esiste un sogno pakistano e che ognuno possa permetterselo e possa immergervisi dentro.
E poi c’è la speranza che l’uomo non tradisca, che l’uomo sappia ascoltare la verità e sappia guardare in faccia la realtà. C’è l’illusione che ci sia un animo nobile anche in chi è dichiaratamente un nemico. E forse è così: a volte non è l’altro ad ingannare quanto il tempo ad essere impreciso e causare equivoci ineludibili.

A proposito dell'autore

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Nata a Napoli, laureata in Conservazione del beni demo-etno-antropologici, con sotto indirizzo in Musica e Spettacolo. Dall'antropologia al cinema, passando per fotografia e documentarismo, queste le sue passioni e i suoi vizi!