1997: il principio dell'arca di Noé

Durante la Guerra Fredda, nel 1984 due astronauti tedeschi del “Florida Arklab”, navicella spaziale adibita a laboratorio euro-americano, vengono incaricati dal governo statunitense di irradiare il Medio Oriente con potenti onde elettromagnetiche. L’operazione si rivela poco trasparente. L'astronauta ricercatore Max Marek decide di vederci chiaro. Ma forze oscure tramano contro i suoi intenti.
    Diretto da: Roland Emmerich
    Genere: fantascienza
    Durata: 100
    Con: Richy Muller, Franz Buchrieser
    Paese: RFT
    Anno: 1984
4.3

Un’edizione Blu Ray così la si aspettava con grande trepidanza e con la certezza che non sarebbe mai arrivata. E invece il secondo film tedesco di Roland Emmerich viene nobilitato da una sfavillate nuova edizione di lusso. L’oggetto in analisi, Das Arche Noah Prinzip datato 1984, ribattezzato dalla distribuzione italiana dell’epoca 1997: il principio dell’arca di Noé è un film bislacco sotto molti punti di vista. La trama è esiziale, contorta e raccontata con l’enorme capacità di caricare in pochi elementi tutta la problematicità della struttura narrativa. In poco tempo (100 minuti) Emmerich grazie ad un budget molto piccolo, riesce a mostrare tutto quello che c’è da mostrare.

Ma anche a seguito di svariate visioni la trama risulta poco comprensibile. Si tratta di una missione spaziale dove gli “operai” non intendono eseguire gli ordini della base e da questo si genera un conflitto che porta ad una risoluzione che non esemplifica nulla. Si esce dalla visione con la sensazione che Emmerich possa aver costruito un meraviglioso pastrocchio non essendo riuscito a dire quello che voleva, oppure una straordinaria operazione di manipolazione dello spettatore, rimasto imbrigliato nella maglie di una narrazione sì contorta ma che ha l’obiettivo di non prendersi abbastanza sul serio da generare incomprensioni. Sono entrambe posizioni legittime. D’altronde neppure il titolo aiuta molto a comprendere il tutto: del principio dell’arca di Noé non si vede traccia nel film. Ma anche nel film di Terry Gilliam l’esercito delle dodici scimmie si riusciva a capire cos’era.

Questo discorso vale per la trama. L’analisi delle immagini pone ulteriori riflessioni. Con la copia restaurata si può apprezzare in tutto il suo nitore la costruzione dell’interno dell’astronave nella quale è ambientata la maggior parte del film. E si può di certo affermare che il caos autodistruttivo del set immaginato da Emmerich è ancora più caotico e denso di enigmi. Non si capisce quasi nulla di quello che capita nelle maglie introspettive della tensione creata e il mix di colori fa pensare ad una rivisitazione esangue e geniale dell’interno dell’astronave di Alien di Ridley Scott. Là dove nel film di Scott si prediligeva una tensione dispiegata su angoli di ripresa molto più ampi, visto che le stanze usate erano di maggiore ampiezza, nel film di Emmerich le stanze dell’astronave sono più piccole, gli attori fanno più fatica a percorrerle. E’ un gran bel colpo di narrativo.

Se lo si proiettasse oggi su grande schermo 1997: il principio dell’arca di Noé sarebbe un inno all’inverosimiglianza narrativa. Un film dove domina il caos dell’indistinguibile e l’approccio è intimista e autorialista allo stesso tempo. Emmerich non si è mai preso sul serio e questa sua fantascienza oggi apparirebbe retrò al cospetto di Gravity (2013) di Cuaron. Eppure la sensazione che questo film ripescato dal contesto reaganiano dell’epoca potrebbe invitare i più ad uno strano raccoglimento di fronte ad un inaspettato oggetto del desiderio.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).