Hardcore!

Mosca, futuro imprecisato. Herny, scampato ad una battaglia mortale, viene miracolosamente salvato dalla moglie, che lo trasforma in un robot. Ma quando questa viene rapita da Akan, un criminale senza scrupoli, Henry dovrà fare di tutto per salvarla, coadiuvato da Jimmy.
    Diretto da: Ilya Naishuller
    Genere: fantascienza
    Durata: 96
    Con: Sharlto Copley, Tim Roth
    Paese: RUS, USA
    Anno: 2015
6.3

Game over: finalmente è arrivato nelle sale italiane Hardcore! del russo Ilya Naishuller e, finalmente, scopriamo che, diversamente da quanto strombazzato dalle fanfare pubblicitarie, la promessa rivoluzione dell’action è un giocattolone ipercinetico ed ipertecnologico col quale ci può divertire per un massimo di dieci minuti. Girato in soggettiva come un videogioco sparatutto, grazie all’ausilio di GoPro cameras, Hardcore! è una camera delle meraviglie che meraviglia fintantoché funziona l’effetto sorpresa (o adrenalina), ma dietro la cortina pirotecnica c’è solo il fumo di un film derivativo, privo di personaggi memorabili, che sembra la simulazione di una simulazione e – peggio ancora – indispone con quell’aria splatter-punk e quell’umorismo nero di chi aspiri ad essere cool, senza di fatto travalicare l’effetto videoclip.

HARDCORE HENRY

I brandelli della trama fantascientifica, dispersi tra le schegge delle bombe e la carne mutilata annunciata dai titoli di testa, raccontano di un super-soldato, Henry, che finisce in una pioggia di sangue dopo essersi svegliato in un laboratorio su di un aereo. La moglie, col camice da scienziato, l’ha trasformato in cyborg in seguito ad un incidente misterioso. L’azione decolla non appena una banda di malintenzionati guidata dal villain con poteri telecinetici, Akan, fa irruzione sul velivolo, rapisce la bella e fa partire la caccia al protagonista. Catapultato in una Mosca ostile, Henry sarà aiutato da un insperato alleato inglese, Jimmy. Curiosamente, mentre il primo è interpretato da una serie di stuntmen anonimi, di cui mai si vedrà il viso, il secondo vede Sharlto Copley assumere varie sembianze, data la capacità del proprio personaggio di reincarnarsi in una miriade di cloni. Se anche il film sapesse rigenerarsi con tanta disinvoltura, anziché crogiolarsi tra lanciafiamme e acrobazie, sarebbe un prezioso alleato dello spettatore, anziché uno stimolo all’emicrania. Persino in Crank si riprendeva fiato al momento giusto.

Sì, perché uno dei paradossi di fondo di Hardcore! è quello di confondere la velocità con l’accelerazione: tanti film action funzionano perché sanno concedersi gli slanci muscolari col tempismo giusto rispetto a parentesi statiche. Il cambio di passo funziona meglio del ritmo costante. Il film di Naishuller – esordiente, video musicali a parte – si concede cambi di scena, ma non di copione, e un film non campa né di design del set, né di evoluzioni circensi. Certo, poi, per gli amanti del cinema come sport estremo dello sguardo, passare da un aereo, ad un grattacielo, ad un bordello, ad una fortezza, ad una tromba dell’ascensore e via dicendo, può essere dilettevole – ma qui subentrerebbe il secondo paradosso: di un videogioco non è tanto l’estetica a far colpo, quanto l’essere i protagonisti della simulazione, da giocatori. L’effetto “sto-vedendo-qualcun-altro-che-gioca”, francamente, non ci sembra né buon cinema, né sperimentazione.

An image from HARDCORE HENRY Courtesy of STX Entertainment

La rivoluzione di Naishuller, allora, appare una montagna russa che partorisce un topolino e finisce per neutralizzare il suo stesso intento: quello di elettrizzare, visto l’effetto assuefazione del grande schermo, che subito ingenera la nostalgia di un medium più agile, quale Youtube o la PSP. Riesce bene qualche gag – spassosa la sequenza di Jimmy che fa cantare ai suoi cloni I’ve got you under my skin – così come, prese isolatamente, alcune sequenze d’azione riuscirebbero eccitanti per tempismo e balistica delle granate, ma nel contesto del film si disperdono malamente, con l’ultraviolento propinato così inopinatamente da rovesciarsi nell’ultralento. Più che un film, Hardcore! è un punto esclamativo: tenetevi il coraggio, sgrammaticato, di un film scritto sul nulla, se volete; noi ci teniamo Mad Max.

A proposito dell'autore

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Professore di storia dell'arte e giornalista pubblicista, professa pubblicamente il suo amore per l'arte e per il cinema. D'arte ha scritto per Artribune, Lobodilattice, Artslife ed il trimestrale KunstArte, mentre sul cinema, oltre a una miriade di avventure (in corso) da free lance, cura una rubrica sul quotidiano "Cronache di Salerno" ed in radio per "Radio Stereo 5".