Oculus Il riflesso del male

I piccoli Tim e Kayle Russell, fratello e sorella, hanno subito una terribile tragedia, dove apparentemente il padre ha sparato alla madre e Tim ha ucciso a sua volta il genitore. A distanza di 11 anni dall'accaduto, Kayle torna sulla vicenda, convinta che l'azione omicida del padre sia stata guidata da un forza soprannaturale che risiedeva in un antico specchio, in possesso della famiglia.
    Diretto da: Mike Flanangan
    Genere: horror
    Durata: 104'
    Con: Karen Gillan, Brenton Thwaites
    Paese: USA
    Anno: 2013
6.7

I piccoli Tim e Kayle Russell, fratello e sorella, hanno subito una terribile tragedia, dove apparentemente il padre ha sparato alla madre e Tim ha ucciso a sua volta il genitore. A distanza di 11 anni dall’accaduto, Kayle torna sulla vicenda, convinta che l’azione omicida del padre sia stata guidata da un forza soprannaturale che risiedeva in un antico specchio, in possesso della famiglia.
Dopo l’inedito Absentia (2011), il regista Mike Flanagan ha tratto dal suo corto Oculus: Chapter 3 – The Man with the Plan, la sua opera seconda, Oculus Il riflesso del male, bellissimo horror che si snoda tra presente e passato attraverso un uso consapevole del flashback.

Unendo horror e dramma familiare, senza che una componente prevarichi l’altra, ma anzi trovando un riuscito equilibrio narrativo e stilistico, dove il genere si fonde con una storia dalle forti connotazioni psicologiche, Oculus ha dalla sua un sorprendente lavoro sul montaggio che diventa parte integrante del racconto stesso, dandolgi significato: in poche parole, se Flanagan avesse optato per un approccio più convenzionale Oculus varrebbe pochissimo, ma per fortuna non è così. Perché si parte dall’horror, per narrare l’intimo di una famiglia e lo spettatore è continuamente solleticato dall’atmosfera che si viene a creare nella pellicola.
Flanagan accumula incertezze su incertezze ma non diventa mai dispersivo, lavora sempre a favore del piacere del racconto ma non diventa superficiale: la vicenda dello specchio è vera o falsa? Esiste ed è esistita in passato veramente una forza soprannaturale e maligna al suo interno? Nulla è dato per scontato e Flanagna, attraverso il chirurgico montaggio, ammette sempre l’esistenza del dubbio nel suo cinema: se tutto fosse un’allucinazione mentale dei protagonisti, vittime del loro stesso dolore? In Oculus Flanagan mette i giovani Tim e Kayle (bravissima Karen Gillian) al centro delle loro paure, che prima di essere manifesta nella scena, prende forma come discorso interno e poco tangibile.
Con Oculus Flanagan è talmente bravo a nascondersi col suo stile, che il meccanismo stesso della fabula, in questo horror, potrebbe essere tutto un grande rimosso collettivo, messo in piedi per non affrontare la realtà: un enorme menzogna fondata sulla parzialità del ricordo piuttosto che sull’oggettività dei fatti.
Flanagan sfrutta al meglio il mezzo cinema per costruire un horror illusorio, ma riuscito come uno spettacolo di magia. Lo fa costruendo un castello di ambiguità e mistero, mischiando vero e falso, concedendosi una visione tesa e appassionante che non si permette cali di ritmo e si rinnova sempre,  grazie alle trovate degne dell’horror più classico. Tutto questo fa di Oculus un’opera matura che rifugge qualsiasi tipo di banalità e può essere considerato, finora, senza dubbio, il miglior horror dell’anno.

A proposito dell'autore

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20 anni, diplomato al liceo linguistico. La passione per il cinema lo ha travolto dopo la visione di Pulp Fiction. Ha frequentato un workshop di critica cinematografica allo IULM. I sui registi di riferimento sono Tarantino, Fincher, Anderson, Herzog e Malick. Ama anche anche il cinema indie di Alexander Payne e Harmony Korine. Oltre che su CineRunner, scrive anche su I-FilmsOnline.