Legend

La storia d'amore tra Jack e Lily è minacciata dalle forze del male.
    Diretto da: Ridley Scott
    Genere: fantasy
    Durata: 94'
    Con: Tom Cruise, Mia Sara
    Paese: USA, UK
    Anno: 1985
5.7

A quanto pare Ridley Scott ha avuto diversi problemi con le major, se ben due dei suoi film sono stati modificati, rimontati, alterati a piacimento dai produttori.
Non solo riguardo al caso più che celebre di Blade Runner (1982), dove la produzione inserì nella scena iniziale la voce off per dare un tono da noir anni ’50 e montò nel finale gli scarti di montaggio di Shining.
Il caso più eclatante si manifesta in un film generalmente poco considerato, dimenticato, quando non vituperato e preso sotto gamba.
Si parla del film successivo a Blade Runner, Legend (1985), che segna l’inizio dell’allontanamento progressivo dei Ridley Scott dal genere che più di ogni altro (ma bisognerebbe dire l’unico visto l’esito disastroso di Scott con tutti gli altri generi e non basta un Gladiatore digitalizzato per tornare a far volare alta la stella di un autore che non ne ha azzeccata più una dopo gli anni ’80) gli ha dato gloria: la fantascienza.

Ridley Scott, dopo Alien (1979) e Blade Runner cambia e lo fa con un film che non viene capito praticamente da nessuno e, di conseguenza, viene letteralmente smembrato nel tempo. Difatti, per tornare al nostro discorso iniziale, se di Blade Runner si conoscono tre versioni ufficiali, il cut del 1982, quello del 1992 e il final cut del 2007, con Legend la questione si complica.
Secondo Imdb esistono ben 4 versioni del fantasy con Tom Cruise, Mia Sara e Tim Curry.
I motivi non sono molto chiari, ma si può provare ad ipotizzarne le circostanze: i film è andato male al box office, l’opera di Scott è considerabile come un action painting anti narrativo (la trama è molto esile e al regista si vede che non interessa affatto), in cui l’immagine è molto importante, la componente di saturazione fotografica è totale e si assiste ad un effetto di ridondanza estetica fuori dal comune.
Di conseguenza, né spettatori, né addetti ai lavori sanno come comportarsi davanti a un film che sfugge da ogni regola interpretativa.
A dir la verità il fantasy di Scott sopperisce anche di fronte ad una certa mancanza di profondità dei personaggi in sede di script.
La struttura contenutistica, il valore delle situazioni descritte nel quadro generale che si  va a creare, portano al cedimento di un film Legend, andando a configurare un’opera bella ma sicuramente fragile, anche piuttosto banale nell’assunto morale in sé.
Questi due (qualità estetiche fuori dal comune, fragilità di script) sono i principali motivi per cui il film di Scott, a seconda di quale sia il canale in cui viene distribuito, cambi quasi radicalmente.
Ci sono, ad esempio, pesanti differenze tra il cut originale inglese (Legend non è un prodotto di Hollywood, bensì una produzione targata UK) e quello USA, questo si spiega dalla decisione del Presidente del tempo, della Universal, Sid Sheinberg, di modificare il film in virtù di una difficoltà da parte del pubblico americano di capire un’opera del genere.
La sua fu una decisione puramente commerciale, che portò ad una rivoluzione quasi completa del film di Scott, il quale, a quanto pare dopo l’esperienza non positiva di Blade Runner, deve aver del tutto rinunciato ad avere la minima voce in capitolo e per far cassa deve aver accettato le decisioni della Universal.
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Francamente non riesco ad immaginare un Kubrick o un Gilliam o uno Scorsese che si facciano mettere così sotto dalle case di produzione. Ma Scott non deve avere una concezione sacrale del proprio lavoro. Anche se il pungo fermo su certe questioni andrebbe imposto, per una questione di decoro e di dignità del proprio lavoro.
Ricordo che anche Wim Wenders quando andò a lavorare a Hollywood per la Zoetrope di Francis Ford Coppola e girò Hammett (1982) non riuscì a finire il film, perché il final cut gli venne tolto da Coppola che terminò la lavorazione del film curandone lui stesso il montaggio. Un film non finito da Wenders.
Ma a quanto pare lavorare con Hollywood è un po’ come lavorare con dei produttori che si sentono tutti come il Generale Custer. Deve essere tutto altro che facile.
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Ma non finisce qui. Per Legend esistono altri due cut, oltre alla versione inglese e al cut US, esiste una Network Tv Version di 94 minuti e la Director’s Cut scelta da Ridley Scott per la versione home video  di 113 minuti.
Questo vuol dire che dal cinema alla tv all’home video il film è stato ancora modificato, quasi come se non riuscisse mai a trovare una sua definitiva forma, che chiuda un qualche maniera il cerchio. C’è da notare un fatto importante: il primo cut di Ridley Scott risalente al 1985, che venne presentato nelle proiezioni test, raggiungeva la durata di 150 minuti.
Nessuno ha mai visto finora questa versione, probabilmente è nascosta negli archivi Inglesi o forse potrebbe addirittura essere andata perduta. Non si sa, è un film che non ha mai visto nessuno. Si vedrà mai? Forse solo un’edizione finale in Blu Ray potrebbe sciogliere questo arcano.
Certo, pochi film possono vantare una ricombinazione genetica come quella che ha subito Legend di Ridley Scott, film che non ha mai cessato di essere manomesso per venire incontro ai gusti di un pubblico sempre eterogeneo di cui a quanto pare i produttori hanno una gran paura.
Non sarebbe stato più facile dare semplicemente fiducia al regista? Ma le proiezioni test sono un oracolo per le case di produzione e il film ha subito un calvario senza precedenti, con l’effetto definitivo di aver probabilmente rovinato per sempre quello che poteva diventare un ottimo cult.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).