Insidious 3 - L'inizio

Un'adolescente è posseduta da un'entità soprannaturale. La medium Elise Rainier accetta a malincuore di aiutarla, usando la sua capacità di mettersi in contatto con il regno dei morti.
    Diretto da: Leigh Whannell
    Genere: horror
    Durata: 97
    Con: Dermot Mulroney, Stefanie Scott
    Paese: CAN, USA
    Anno: 2015
5.4

Il finale di Oltre i confini del male: Insidious 2 non lasciava dubbi sulle intenzioni della produzione: trasformare il terrificante esordio del 2010 in un franchising, abbassare la soglia della seriosità e puntare sulla serialità. Che il terzo capitolo, poi, sia un prequel, la dice lunga sulla lunga vita dell’onda sulfurea che intende promanare il progetto, stavolta orfano di James Wan, ma col trademark della produzione del signor “Paranormal Activity”, Oren Peli, e stilisticamente costante, grazie alla mano di Leigh Wannell, storico collaboratore proprio del regista di Saw. Chiara la strategia all’epoca: riprendere l’horror d’epoca, specie il filone delle case infestate, manipolare un po’ di luoghi comuni con mano destra ed educata fattura visiva, sfruttare paure storiche, se non ancestrali, come quella del buio e dei fantasmi. Operazione riuscitissima nel primo film, meno nel comunque dignitoso sequel, in cui non era tanto l’efficacia a calare, quanto il tono a cambiare – più da Ghostbusters, più da Medium, più da pauretta a buon mercato che da buona paura.

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Il nuovo (?) Insidious 3 L’inizio non si limita a proseguire su questa strada – sembra, piuttosto, volerla indicare didascalicamente, condensarla, sviluppandosi tra prima e seconda parte come ad includere idealmente l’evoluzione, o involuzione, che ne ha accompagnato le sorti creative in un lustro: sulle prime, si tira a lucido la questione dell’aldilà con poca inventiva ma con la consueta solidità alla regia, raccontando come la giovane Quinn (Stefanie Scott) tenti di contattare la defunta madre appellandosi alla sensitiva Elise (ancora la specialista Lin Shaye), inquietata dall’intuizione di una presenza maligna intenzionata a perseguitare la ragazza; la seconda parte, con Quinn ingessata alle gambe dopo un incidente, racconta prima della caccia del demone, poi al demone. Ingessandosi: perché ribadisce le figure dei bislacchi acchiappafantasmi, funzionali alla storia ma non alla tensione, e giochicchia, tra infrarossi e nere tenebre, nell’Altrove che invece è un “qui, come al solito”.

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Manca il quid, insomma, e la serie fila con tutti i pregi ed i difetti già noti. Da un lato, Whannell valorizza il gioco d’ombre e persino i silenzi, per quanto stridano con certe fulminee strombazzate dell’effettistica al montaggio sonoro; il tutto, beninteso, non solo con fotografia da mestierante, ma anche con intelligente gestione delle angolazioni, con la macchina da presa ora dietro, ora di lato, ora davanti all’esploratrice dell’oscurità, a rendere l’incubo più artatamente dimensionato in profondità. Dall’altro, la tattica del soprassalto è abusata, l’energia inventiva si disperde in un esercizio corretto, ma che tutto sommato, o tutto sottratto, non lascia correre troppi brividi lungo la spina dorsale. In sintesi, Insidious 3 – L’inizio si accontenta di mantenere l’ossatura di situazioni, strategie e temi già definiti nei primi due capitoli, con un immaginario coerente ma al ribasso, soprattutto per il capitolare del raccapriccio di fronte alla reiterazione sistematica.

A proposito dell'autore

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Professore di storia dell'arte e giornalista pubblicista, professa pubblicamente il suo amore per l'arte e per il cinema. D'arte ha scritto per Artribune, Lobodilattice, Artslife ed il trimestrale KunstArte, mentre sul cinema, oltre a una miriade di avventure (in corso) da free lance, cura una rubrica sul quotidiano "Cronache di Salerno" ed in radio per "Radio Stereo 5".