I criminali della galassia

Nella Stazione orbitante Gamma 1 il dottor Nurmi compie folli esperimenti nel suo laboratorio: trapianti rivoluzionari, miniaturizzazione degli organi umani. Ma il comandante della base, Mike Halstead non è d'accordo con i suoi progetti, che contrasterà con ogni mezzo.
    Diretto da: Antonio Margheriti
    Genere: fantascienza
    Durata: 93'
    Con: Tony Russell, Franco Nero
    Paese: ITA
    Anno: 1965
3.7

Sorta al crepuscolo degli anni ‘50 con le opere pioneristiche di talentuosi esploratori del genere, la via italiana alla fantascienza cinematografica visse una breve quanto feconda stagione di gloria a metà del decennio seguente. Tra i protagonisti fu particolarmente apprezzato il regista Antonio Margheriti, il cui utilizzo degli effetti speciali attirò l’attenzione delle major d’oltreoceano.

Se Space Men (1960) era stata una delle prime space operas italiane, il primo capitolo della tetralogia poi nota come “Quartetto Gamma Uno” è invece rappresentato da I criminali della galassia (1965), interpretato da Tony Russell e Lisa Gastoni, rispettivamente nei panni del prode comandante spaziale Mike Halstead e del tenente Connie Gomez. Il film fu girato in inglese (Anthony Dawson fu lo pseudonimo di Margheriti) e distribuito negli Usa dalla MGM col titolo Wild, Wild Planet.
Così come altri caratteristi americani, Russell si era trasferito in Europa negli anni ’50 per sbarcare il lunario, mentre la Gastoni, ligure di origine, era tornata nel Belpaese dopo per debuttato sia sul grande che sul piccolo schermo in produzioni inglesi. Al loro fianco compare anche un giovanissimo Franco Nero, che si sarebbe poi affermato nel cinema western e d’azione, brillando anche all’estero specie dopo l’uscita di Django.
Nonostante i mezzi limitati a causa del low budget, I criminali della galassia esibisce a distanza di oltre 40 anni una verve surreale ed una vivace inventiva, a testimonianza dell’ingegno di uno degli autori in grado di valorizzare il cinema di genere in Italia. Che nel film compaia anche un dipinto di Bosch, fiammingo del ‘400 poi apprezzato dai surrealisti per la propria carica visionaria, è in qualche modo sintomatico dell’umore allucinato del film di Margheriti.
I registri narrativi si coloriscono di cenni ironici (“non vedo l’ora di esplorare il vostro… spirito”, dice un folle scienziato dai loschi propositi alla procace Lisa Gastoni) e di più d’una sfumatura macabra: dai pezzi di cadaveri che sfilano fugacemente su di un carrello, nel covo laboratoriale del criminale (Massimo Serato) che delira come un novello Frankenstein, all’ondata rosso sangue che col senno di poi non si può fare a meno di associare a quella di Shining, tentazione anche più forte in considerazione del fatto che Margheriti e Kubrick si erano incontrati ai tempi della possibile collaborazione per 2001 Odissea nello spazio (così riporta il figlio Edoardo Margheriti).
IL FUTURO ERA QUI – Certe ambientazioni rigogliose di tubolari, in cui fanno capolino astronavi rosse sanamente kitsch, potrebbero far pensare ad una demodé architettura futurista di Antonio Sant’Elia, risultando piuttosto pacchiane per l’osservatore ormai avvezzo al fragore del 3D. Ma a proposito di odissee fantascientifiche, andrà ricordato come proprio l’autore del romanzo da cui Kubrick trasse il proprio capolavoro, Arthur Clarke, nell’opera Le sabbie di Marte (1951), che gli appassionati di letteratura ricorderanno anche come numero 1 della famosa collana Urania, mettesse in bocca ad al personaggio dello scrittore Martin Gibson un’appassionata difesa della fantascienza che diventa per forza di cose obsoleta.
Così, a dispetto della propria inevitabile obsolescenza visiva (il film è ambientato nel 2015!), I criminali della galassia andrà considerato come un vintage di qualità, tenendo conto del fatto che la serie di Gamma Uno fu peraltro realizzata per la televisione.
Il vantage di cui godere, piuttosto, è nella declinazione potentemente ritmica, che non lesina cadenze da spy story all’italiana nella versione mystery dello spazio, ma anche autentiche scazzottate da action movie (di cui una clamorosa di uomini contro donne) ed incursioni da mezzogiorno di fuoco interstellare. Simili miscele d’azione, fantascienza ed horror, funzionano ancora efficacemente da antiruggine: per il resto, difficile dire “già visto”, considerando l’immeritato oblio riservato a visioni “passatistiche post quem” ma ancora fascinose come quelle di Margheriti, che parlando della differenza di budget col cinema americano commentò in un’intervista : “Noi cerchiamo di supplire con la fantasia”.

A proposito dell'autore

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Professore di storia dell'arte e giornalista pubblicista, professa pubblicamente il suo amore per l'arte e per il cinema. D'arte ha scritto per Artribune, Lobodilattice, Artslife ed il trimestrale KunstArte, mentre sul cinema, oltre a una miriade di avventure (in corso) da free lance, cura una rubrica sul quotidiano "Cronache di Salerno" ed in radio per "Radio Stereo 5".