Jersey Boys

La storia vera dei "Four Seasons", un gruppo musicale che negli anni '60 divenne uno dei più famosi gruppi pop dell'epoca. Alla storia del loro successo si intracciano le loro vicende personali, tra debiti di gioco e problemi con la criminalità organizzata.
    Diretto da: Clint Eeastwood
    Genere: musical
    Durata: 134'
    Con: John Lloyd Young, Christopher Walken
    Paese: USA
    Anno: 2014
6.5

Ci sono registi che, dopo qualche anno di carriera, si adagiano sugli allori e dirigono solo film fotocopia: Clint Eastwood non è tra questi. Ad ottantaquattro anni, il regista di San Francisco, doppio premio Oscar per Gli spietati (1992) e Million Dollar Baby (2004), continua ad interrogare se stesso sulle infinite variabili che il cinema offre e a stupire lo spettatore con il prodotto finale che riesce a confezionare. Con Jersey Boys Clint Eastwood si affaccia, infatti, per la prima volta sul genere musicale, mirando decisamente a costruire un film che, però, non si riduca semplicemente a quell’etichetta.

A differenza di numerosi musical che, seppur coinvolgenti, risultano privi di originalità nella trama, Clint Eastwood non concepisce il film in funzione della musica, ma la musica in funzione del film. La pellicola narra la storia di Frankie Valli, Tommy DeVito, Bob Gaudio e Nick Massi, quattro giovani italo americani provenienti dalle periferie del New Jersey, che raggiunsero la fama negli anni Sessanta con il gruppo pop Four Seasons. Bravissimo è ogni interprete e soprattutto John Lloyd Young nei panni di Frankie Valli, un ruolo che aveva già interpretato con successo a Broadway, vincendo anche un Tony Award.
Eastwood racconta la storia dei Four Seasons con quella buona dose di nostalgia, che sempre lo contraddistingue, e con un pizzico di ironia: è facile immaginare dietro la macchina da presa Walt Kowalski, quel vecchio burbero di Gran Torino (2008), che in fondo, però, ha un cuore d’oro.
Il regista arriva in questo modo a costruire un film di forte impatto emotivo, in cui ognuno dei quattro protagonisti ha il giusto spazio e la giusta attenzione. Importanza viene data all’ascesa del gruppo, non scevra di ostacoli, così come al declino, dovuto a originarie rivalità e sopravvenute difficoltà.
Ma Jersey Boys è anche il racconto di un’amicizia, quella tra Frankie Valli e Tommy De Vito, l’amicizia tra la star, che ha bisogno di emancipazione, e la mela marcia, che a suo tempo ha portato la star alla ribalta. Non si può non notare come Eastwood scelga, poi, di rappresentare la mafia italo – americana del New Jersey con malcelata ingenuità. Ci troviamo, perciò, di fronte a un boss come Angelo De Carlo, detto Gyp, interpretato da Christopher Walken, immaginato come un buon padre di famiglia, senza ombre o sfumature. Una scelta, forse, un po’ discutibile, ma che nell’ottica di Clint Eastwood richiama tanta cinematografia americana: da Angeli con la pistola (1961) di Frank Capra al recentissimo American Hustle (2013) di David O. Russell.
Alla fine, allo spettatore è posto l’inevitabile interrogativo sul prezzo della gloria. Infatti, nella vita dei Four Seasons non mancano momenti di gioia, di divertimento, di frenesia, ma i momenti drammatici sembrano cancellare tutto. A questa domanda, che accomuna ogni essere umano, non può mai essere data una risposta univoca e il film ne dà in particolare una, affidandola a Nick, il membro meno fortunato dei Four Seasons: «Se sei Ringo, è meglio passare un po’ di tempo con i tuoi figli». Ma se sei Frankie, se sei John, se sei Clint?