Lo sguardo francese sul western cambia le prospettive di visione del genere. Con I fratelli Sisters Jacques Audiard si approccia ad un modo alternativo di inquadrare i totali e i primi piani, gli sfondi, i silenzi, rispetto alle estetiche postmoderne, tornando ai territori vergini di un genere che negli ultimi tempi aveva subito diverse contaminazioni, tra le quali la più evidente è quella dei fratelli Coen, non tanto per La ballata di Buster Scruggs, bensì per il loro film più stilizzato, studiato in ogni minimo dettaglio, Non è un paese per vecchi; invece nel caso dell’utilizzo di scenari western da parte di Paul Thomas Anderson ne Il Petroliere, si aprirebbe un capitolo a parte, tale è la particolarità del suo lavoro sul genere.
![](https://www.cinerunner.com/wp-content/uploads/2019/05/sister1.jpg)
L’ultimo western classico lo aveva fatto Andrew Dominik, con L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2007), con i suoi tempi dilatati e il rispetto per gli spazi della frontiera. I fratelli Sisters riprende quel rispetto per la frontiera (soprattutto nelle due sequenze straordinarie dell’approdo dei due fratelli alla spiaggia con il mare che si apre nella sua immensità a perdita d’occhio, e in quella in cui la coppia ammira il panorama in cima ad una valle), cercando dispute anchilosate nel tempo interno di ogni location, trovando inediti spunti metafisici.
![](https://www.cinerunner.com/wp-content/uploads/2019/05/sister3.jpg)
Il tema della caccia al misterioso chimico, inventore di una formula con cui cercare l’oro in modo sistematico, si trasforma in una ricerca di sé e del proprio ruolo, in un mondo in piena trasformazione. C’è da pensare che Audiard abbia pensato di dirigere un western da svariati anni, perché l’attesa di concepire inseguimenti a cavallo e sparatorie si sente tutta, tangibile e prosaica. Quello come I fratelli Sisters è uno di quei film studiati per anni e poi alla fine realizzati, con la calma precisa di chi sa di avere in mano il modello-cinema per eccellenza.
![](https://www.cinerunner.com/wp-content/uploads/2019/05/sister2.jpg)
Sarebbe interessante un raffronto con il film più importante, famoso, rappresentativo del regista francese, quell’Un Prophete (2009) che fece commuovere Tarantino a Cannes. Nel film con Niels Arestrup c’era già una perfetta scansione temporale innestata su di un complesso congegno narrativo, dove ogni singolo elemento andava al suo posto. Ne I fratelli Sisters Audiard è come se avesse giocato fuori casa, raccontando l’epopea western rispettandone tutti i dettami con un rispetto quasi religioso per i maestri del genere ma riuscendo comunque ad imporre la sua visione, stravincendo con un gioco raffinatissimo e sperimentale. Questi sono film che valgono un carriera, la cui riuscita supera persino le aspettative del suo stesso autore.