La trattativa

La regista Sabina Guzzanti ricostruisce gli avvenimenti accaduti tra il 1992-1994, mischiando scene ricostruite e scene d'archivio, per mettere in luce i fatti riguardanti la presunta trattativa tra lo Stato italiano e la Mafia.
    Diretto da: Sabina Guzzanti
    Genere: documentario
    Durata: 108
    Con: Sabina Guzzanti, Antonino Bruschetta
    Paese: ITA
    Anno: 2014
6.3

Sabina Guzzanti non è mai stata apprezzata dalla critica italiana. Il suo esordio Bimba E’ clonata una stella (2002) subì un linciaggio generalizzato e da Viva Zapatero! (2005) a Draquila L’Italia che trema (2010) le cose non sono migliorate. La trattativa ha subito lo stesso trattamento: in pochi hanno capito, in molti si sono rifiutati di credere allo stile della regista italiana. Forse bisognerebbe chiarire una cosa: la Guzzanti non possiede uno stile documentaristico paragonabile a Werner Herzog, Frederick Wiseman o Errol Morris. Ma di questo bisognerebbe tenere conto fino ad un certo punto.

Stato Mafia: la leggenda rossa - Sabina Guzzanti

Difatti, quello che ha ricostruito (e de-costruito) la Guzzanti nei suoi documentari da Viva Zapatero! fino a La trattativa, è l’esatta Storia recente di questo Paese, in particolare dell’Italia berlusconizzata. E si sa quanto sia difficile districarsi nel magma incorporeo, invertebrato, virtuale, perennemente ansiogeno e multiforme dell’Italia catodica del Cavaliere, dove tutto è uguale al contrario di tutto, nulla pare avere forma e il senso delle parole viene sistematicamente cambiato a seconda degli interessi in gioco. Un paese virtuale e sconnesso dalla volontà reale di un popolo smarrito e in perenne cerca di identità.

La Trattativa - Sabina Guzzanti

La trattativa diviene così il fulcro pulsante di un cinema, quello della Guzzanti, esteticamente non accostabile a modelli internazionali ma contenutisticamente decisivo per capire alcune svolte poco chiare del Paese Italia. La Guzzanti utilizza la forma piena della docu-fiction per descrivere eventi accaduti 20 anni prima, arrivando a ricostruire un bolo di informazioni da far tremare i polsi a qualsiasi squadra investigativa. Il risultato, se si accetta il registro volutamente macchiettistico, è sorprendente, aderente ad un preciso disegno ideologico: di fatto, Massimo Ciancimino, il Generale Mori e Giancarlo Caselli vengono messi in scena come dei fantocci. Quello che ci fa la figura più meschina è il Generale Mori, ridotto quasi ad un servo di Cosa Nostra, un uomo losco, i cui intenti oscuri fanno pensare molto male sul ruolo che ebbero le Istituzioni durante il periodo del 1992-1994.

La Trattativa - Sabina Guzzanti

Molti interrogativi relativi a quella turbolenta fase storica restano ancora in ballo, ma per la Guzzanti l’ipotesi è semplice, netta, inchiodata alle immagini con lo scalpello: la mafia era in grosse difficoltà, avendo perso tutti i referenti politici, e solo una cosa gli rimaneva da fare: agganciare l’esuberante imprenditore Silvio Berlusconi, in procinto di iniziare la carriera politica, per chiedere leggi favorevoli ed entrare così definitivamente nell’abisso di un silenzio, che la mafia non aveva mai sperimentato in 50 anni di stragi. Ovvero: smettere di sparare procedendo per via politica, accordandosi con il proprietario di Canale 5. La ricostruzione della Guzzanti svela alcuni retroscena, non inquadra mai la famosa “faccia da mostro”, (l’uomo dei servizi segreti che probabilmente aveva dotato Spatuzza del meccanismo di accensione dell’ordigno che scoppiò a Via D’Amelio), mette nero su bianco nomi, complici, vittime, carnefici, non ha paura di puntualizzare chi sono coloro che hanno perpetrato per anni il potere deviato in senso destabilizzante.

La Trattativa - Sabina Guzzanti

La trattativa ha nel suo nucleo narrativo numerose scene potenzialmente cult, ma per poterle apprezzare appieno occorre comunque, da parte dello spettatore, una certa conoscenza approfondita dei fatti, altrimenti si rischia di arrivare a metà film e di perdersi dietro ad un numero elevato di eventi che si concatenano l’un l’altro. Per chi invece conosce già molto bene i fatti, si tratterà di una precisa illustrazione di avvenimenti che solo secondo le Istituzioni non si sono mai verificati. In conclusione: la Guzzanti si è dovuta immaginare un film che non è mai esistito o ha fatto semplicemente cronaca? Si può dire solo una cosa: mentre i processi vanno avanti, la Guzzanti ha messo le mani avanti e ha tirato fuori dal cilindro il coniglio ancora prima di avere l’evidenza fattuale che il coniglio fosse effettivamente dentro il cilindro. La mancanza di una prova oggettiva mette in dubbio il suo assunto, ma il coraggio della sua ideologia non può che essere condivisibile. Meglio l’evidenza scientifica del teorema, che l’oltraggio di una pedissequa e continuata menzogna, in un panorama dove l’assenza di prove anteporrebbe il silenzio davanti a tutto.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).