Burying the Ex

Max e Evelyn a prima vista sembrano una coppia affiatata, ma non è così: Max vorrebbe lasciare la ragazza. Quando Evelyn subisce per puro caso un incidente e muore, Max crede che la fortuna sia dalla sua parte. Ma Evelyn riemerge dalla tomba, decisa a riconquistare Max, che sta già flirtando con un'altra ragazza.
    Diretto da: Joe Dante
    Genere: horror
    Durata: 88
    Con: Anton Yelchin, Ashley Greene
    Paese: USA
    Anno: 2014
6.9

Recuperare la filmografia di Joe Dante significa confrontarsi con un’idea di cinema che è stata, a dir poco, influente. Significa confrontarsi con un approccio al genere semplice, appassionato, ironico. Basta citare titoli come Gremlins o L’erba del vicino per rendersi conto che lo scopo di Dante è quello di un divertimento intelligente, che non ha paura di confrontarsi con i b-movies e con il cinema pop, ma che, allo stesso tempo, è in grado di maneggiare la Settima Arte con l’abilità di chi riesce a sfruttare tutte le potenzialità artistiche che possono provenire dalla cultura “bassa”.

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Il ritorno di Dante dietro la macchina da presa rappresenta un ponte ideale tra l’horror demenziale di oggi (L’alba dei morti dementi, Benvenuti a Zombieland) e quel cinema tipicamente anni 80 di cui è stato un alfiere: citazionismo a gogo, ritmo indiavolato, un anti-intellettualismo che non chiude ad eventuali interpretazioni sulla contemporaneità. Burying the ex riesce nell’impresa di colmare un gap generazionale: lo script potrebbe essere stato sviluppato da una bozza di trent’anni fa, eppure il risultato risulta aggiornato all’ironia postmoderna di un Edgar Wright. A tal proposito, le citazioni “colte” del Dracula di Tod Browning con Bela Lugosi non risultano mai fine a se stesse ma segnano il punto di partenza da cui è partita una rivisitazione del genere horror che non è destinata a compiersi completamente, perché viene costantemente messa in relazione con le evoluzioni della pop culture.


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Non è certamente la complessità della trama il punto di forza di Burying the ex. Il protagonista Max perde la sua fidanzata in un incidente stradale e, quando lui trova una nuova anima gemella, lei si ripresenta in versione zombie. Quello che, invece, colpisce  è la caratterizzazione dei personaggi, contrassegnati da un romantico amore fanzinaro per il cinema di serie B (Max conserva gelosamente i poster di Mario Bava appesi sulle pareti di casa) e dal loro disinteresse nei confronti delle mode e dell’ordine. Sembra quasi che Dante voglia omaggiare questa umanità un po’ strampalata e anticonformista, e respingere tutto ciò che abbia a che fare con il senso del dovere e con la programmazione della vita. La prima fidanzata di Max, infatti, oltre a essere una maniacale sostenitrice della pulizia, pretende che le sia assicurato amore per l’eternità e rimprovera costantemente il fidanzato per la sua ossessiva cinefilia e per i suoi riferimenti agli horror movies che lei non è in grado di cogliere.

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Per quanto Burying the ex non pretenda di essere molto di più di uno spassoso divertissement, si tratta di un ulteriore tassello importante nel cinema anticonvenzionale di Joe Dante. All’interno di un genere, quello horror, che ha perso lo smalto degli anni migliori (quelli di Carpenter, De Palma, Sam Raimi) e che sempre più preferisce la scorciatoia del mockumentary e del POV, il film di Dante deve essere salutato come un ritorno all’ironia, al gusto per la gag demenziale, che ha il raro pregio di sapersi non prendere sul serio e di intrattenere con perspicacia.

A proposito dell'autore

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Laureato in giurisprudenza e autore del blog Il bello, il brutto e il cattivo. Si innamora del cinema nel 1999, dopo aver visto Tutto su mia madre, L'estate di Kikujiro, Eyes wide shut... Oggi, i suoi autori di riferimento sono Paul Thomas Anderson e Lars von Trier. Attualmente collabora con la rivista di cinema Ciak.