Non dico altro

Eva, una donna divorziata, incontra Marianne, in cui pensa di vedere un'anima gemella. Quando Eva incontra Albert si innamora di lui, ma solo in seguito viene a sapere che è il marito di Marianne, la quale inizierà a confidare ad Eva tutto il risentimento che ha nei confronti di Albert.
    Diretto da: Nicole Holofcener
    Genere: commedia
    Durata: 93'
    Con: Julia-Louis Dreyfus, James Gandolfini
    Paese: USA
    Anno: 2013
7.4

Si intitolava Parlando e Sparlando (Walking and Talking, 1996) l’esordio della sceneggiatrice e regista Nicole Holofcener responsabile di questo Enough Said, che giunge nelle nostre sale anche per effetto della scomparsa di James Gandolfini, protagonista maschile a cui il film è dedicato: sarà anche un gioco di parole facile facile, ma l’impressione che la parola con le sue mistificazioni sia l’alfa e l’omega di questo cinema, è davvero penetrante.

La regista è chiaramente più a suo agio nel mostrare i punti di vista femminili, e infatti si sofferma quasi sempre sul concerto di donne del film, dalla protagonista Julia-Louis Dreyfus, attrice brillante purtroppo poco nota da noi, all’ex musa del cinema indipendente Catherine Keener, presenza fissa dei lavori per il grande schermo della Holofcener. Ma il timore di un film “fatto da donne per donne”, ripiegato su problematiche sentimentali viste da un solo versante, non prende per fortuna corpo.
Il merito non è solamente della presenza carismatica dell’ex Tony Soprano, ma anche di una sceneggiatura su cui sembra soffiare un po’ di sano spirito indie, a lenire eventuali tratti sessisti e troppo marcatamente di genere.
La parola, come si diceva, è il fulcro di ogni situazione, anche quando non viene detta: proprio a partire da un’omissione di Eva, che non dice ad Albert di essere entrata in sintonia con la sua ex moglie, scaturisce l’asse portante dell’intreccio. Che è sì di natura squisitamente sentimentale, ma per una volta è molto più attento alle conseguenze sulle sensibilità individuali delle incomprensioni e delle piccole inavvertenze di tutti i giorni piuttosto che alle implicazioni da commedia.
Il tono non è quindi ilare, quanto agrodolce. In un film dai tratti apparentemente leggeri e disimpegnati si insinuano sensazioni contrapposte. Da un lato il quasi obbligato finale aperto ma prevedibilmente lieto. Dall’altro il tratto generazionale che contraddistingue questi cinquantenni o giù di lì, che suona apertamente adolescenziale senza con questo assumere connotazioni da pochade o, all’inverso, piagnucolose, del genere “ma come siamo diventati”.
In un film che rientra nel filone ampiamente dissodato della commedia sentimentale, è perlomeno confortante che i dilemmi non vengano del tutto sciolti e che il tono si mantenga assorto e condito solo da un filo di humour garbato e mai garrulo. E se dobbiamo scegliere una scena che ben rappresenti Enough Said e ciò che ci lascia è quella in cui Albert durante un pranzo tenta di bisbigliare senza riuscirci, scherzato in modo indelicato da Eva. Forse non serve davvero aggiungere niente altro per capire la fragilità dei rapporti amorosi dei nostri anni.

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Ha una foto di famiglia: Lang è suo padre e Fassbinder sua madre. John Woo suo fratello maggiore. E poi c'è lo zio Billy Wilder. E Michael Mann che sovrintende, come divinità del focolare. E gli horror al posto dei giocattoli. Come sarebbe bello avere una famiglia così...