I sogni segreti di Walter Mitty

Un fotografo della rivista "Life", Walter Mitty, vede il suo posto di lavoro sfumare, in quanto la versione cartacea della rivista verrà sostituita da una digitale. Per la cover dell'ultimo numero cartaceo dovrà recuperare il negativo di una foto scattata da un fotografo che non ama i sistemi moderni.
    Diretto da: Ben Stiller
    Genere: commedia
    Durata: 114'
    Con: Ben Stiller, Kristen Wiig
    Paese: USA
    Anno: 2013
6.6

Walter Mitty ha un disturbo psichico che tende a far sì che, nel mezzo di una conversazione, la sua immaginazione corra talmente da fargli perdere il contesto di riferimento. Walter si incanta, si ferma, il mondo dentro la sua mente viaggia e mille all’ora, mentre l’interlocutore, di volta in volta rimane esterrefatto, infastidito, imbarazzato.

Ben Stiller non si addentra mai nelle circostanze cliniche di una situazione simile, non sforando mai nel dramma puro, ma esercitando il puro senso di una commedia brillante, incentrata sui casi della vita, sulle occasioni perse e sulle opportunità che cambiano il corso degli eventi, grandi e piccoli.
I sogni segreti di Walter Mitty è la quinta regia di Ben Stiller, attore diventato famoso più per le commedie sboccate, triviali, vagamente reazionarie dei fratelli Farrelly (da Tutti pazzi per Mary, che lo rese una star, fino al deprecabile Lo spaccacuori), che per ruoli di più alto profilo come in Tentazioni d’amore (primo e finora unico film da regista di Edward Norton) o nel gioiello cult tragicomico I Tenenbaum di Wes Anderson (2001). E si può dire che stavolta, dopo Il rompiscatole (1997) con Jim Carrey e Trophic Tunder (2008), le sue ambizioni siano aumentate proporzionalmente all’aumento di budget.
Il film è la seconda trasposizione della short story di James Thurber, già portata sul grande schermo nel 1947 da Norman Z. McLeod, commedia drammatica con Virginia Mayo e Boris Karloff . La ripartizione narrativa è nella prima parte suddivisa tra la fase realistica e quella “fantasy”, dove vengono proposti virtuosisticamente, con l’uso a volte di abbondanti dosi di effetti speciali, le fantasie di Walter. In questo, la commedia di Stiller ricorda Big Fish Le storie di una vita incredibile di Tim Burton, dove la storia di Edward Bloom veniva scandita dai racconti dello stesso, dove si mescolavano realtà e finzione e, ad un certo punto, diventa impossibile distinguere il vero dal falso.
Nella seconda parte invece, Walter smette di sognare, prende in mano la propria vita e decide di catapultarsi in qualsiasi avventura, pur di trovare l’informazione di cui ha bisogno, per la realizzazione dell’ultima cover cartacea del Magazine “Life”, da cui è stato appena licenziato, insieme al suo inseparabile collega. Per mandare in stampa l’ultimo numero ha bisogno di ritrovare uno scatto, nascosto dal vecchio fotografo che vive alla vecchia maniera, errando in luoghi ameni e sperduti, come l’Afghanistan, interpretato da un ottimo Sean Penn, che regala alcuni dei momenti più alti della più che pregevole commedia di firmata da Stiller, da cui per altro non ci si attendeva un risultato così compiuto e maturo.
Ne succedono di cose in effetti, all’interno della struttura narrativa di una commedia che è avventura e mélo insieme, dove Ben Stiller addirittura, si inventa una scena dove utilizza lo skateboard come fosse un motorino super veloce, in un vero colpo di genio dello script.
D’altronde, il protagonista Walter Mitty sembra un codardo nato, un sognatore a tempo perso, denigrato dai colleghi di lavoro, preso in giro, perennemente innamorato di una donna che non sembra provare alcun interesse per lui.
Per questo la sua trasformazione appare del tutto catartica e pensata come detonazione narrativa per una serie di colpi ad effetto che rendono il film un divertimento calibrato, pensato come un itinerario sportivo, messo in scena attraverso l’uso di scenari del migliore dei film di Spielberg.
E’ una commedia sui generis per Stiller, dove l’arguzia stempera sempre il dramma della perdita (il protagonista dovrà trovarsi un nuovo lavoro) e il mélo una volta tanto non viene urlato, ma appena accennato, come nella scena finale. Del futuro non v’è certezza, ma il tentativo di cambiar verso alla propria vita è un dovere inalienabile dell’uomo, temprato da vicissitudini fuori dal comune.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).