Ted

John è un ragazzino introverso e solo. Il suo più grande desiderio si avvera: il suo orsacchiotto preferito diventa vivo. Una volta diventato adulto il suo rapporto con Ted cambierà.
    Diretto da: Seth MacFarlane
    Genere: commedia grottesca
    Durata: 106'
    Con: Mark Wahlberg, Mila Kunis
    Paese: USA
    Anno: 2012
6.1

Forse siamo arrivati ad un punto limite nel cinema americano, in cui la soglia della decenza viene oltrepassata e si rende possibile uno slittamento altamente pericoloso nell’anarchia più completa, con annessa morale riparatrice del tutto deleteria e persino reazionaria.
Detto tutto. Si sta parlando dell’ultimo film-scempio del cinema americano, l’ultima commedia targata Seth MacFarlane, autore de I Griffin: Ted, con Mark Whalberg e Mila Kunis, due attori che confermano per l’ennesima volta la propria insulsaggine di attori.

Ted rappresenta tutto ciò che si è ormai perso nell’evoluzione dei personaggi, in una commedia raramente così noiosa e ripetitiva, mai in tono con una progressione elastica della messa in forma di un cinema di alto livello. Pazienza, siamo dalle parti della più completa scatologia contenutistico-formale.
Rutti, sniffate di coca, pornografia a buon mercato, c’è persino un po’ di umorismo sugli escrementi. Di tutto, non manca nulla. MacFarlane ha compiuto un lavoro di fino nel fare infuriare il pubblico più moralista e intransigente. Lui potrà dire: “c’è libertà di opinione e di espressione, è cinema” fatevi una bella risata! fa bene al cuore! Chi scrive non ha quasi mai riso e ha pure convenuto che lo scherzo di cattivo gusto possa assomigliare alla parodia di un film nazista. Tutto è permesso al cinema, lasciamo andare la ruota libera dell’immaginazione. Ma qua l’immaginazione non c’è più, il realismo si è mangiato tutto, ha svuotato l’immagine del suo decoro.
Si dirà, ma la commedia non è un genere per i cuori puri. Allora cos’è? Un gioco per bambini? Lo sa bene l’ultimo Tarantino cosa sia il cinema visto da un adulto regredito allo stadio infantile. Una bella patacca, un equivoco grossolano, ma Django Unchained perdeva per un fraintendimento stilistico, qui siamo oltre, siamo all’annullamento delo stile, allo sfociare di una filosofia che rinnega apertamente il pensiero con la p maiuscola, all’apice di una manifestazione orgasmica di facilonerie e inutili riverberi di una amoralità destinata alla sconfitta davanti al peso della Storia.
Nulla rimarrà di questo cinemino che pone una bella lapide sul cinema hollywoodiano, imponendo una disintegrazione del genere, distruggendo sì ogni convenzione, ma rifacendosi ad una mentalità chiusa e pseudo progressista che sfocia nell’unione familiare.
Mai il cinema americano era caduto tanto in basso, gli spettatori avranno esultato per una dose estrema di situazioni paradossali e grottesche, avranno smesso di pensare, avranno avuto il loto grande orgasmo inteso come pochezza relativa di una messa in scena in preda ad un delirio dicotomico tra bene e male, in cui le due facce della stessa medaglia collidono e portano allo sfinimento di un’estetica codarda che presume una resurrezione del verbo di una società talmente annoiata dai fatti della vita da aver bisogno di una spruzzata di trasgressione.
Sono discorsi da moralista? Può darsi, ma almeno la coerenza di visione dovrebbe sempre accompagnare un sano gesto di censura estetica nei riguardi di una cosa riprovevole come Ted, che altro non fa che dare modo all’innocenza di avere un altro buon motivo per smettere di guardare il mondo con occhi innocenti per affacciarsi sul fronte di un inferno che è davanti a lui e lo guarda minaccioso.
Forse MacFarlane non ha proprio fatto un film per bambini, questa è un’operazione che riguarda le viscere della Storia. Chissà se il tempo darà ragione al suo intento critico nei confronti di una società settaria e profondamente ingiusta, questa stessa di cui MacFarlane fa parte e che con questo film ha contribuito a condannare.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).