X-Men Giorni di un futuro passato

La guerra contro le Sentinelle, che minacciano di estinguere i Mutanti è imminente. Così Charles Xavier e Magneto riuniscono gli X-Men, tra cui Logan. Quest'ultimo, per scongiurare il conflitto, viene mandato indietro nel tempo, per modificare il corso della Storia.
    Diretto da: Bryan Singer
    Genere: fantascienza
    Durata: 131'
    Con: Hugh Jackman, Jennifer Lawrence
    Paese: USA, UK
    Anno: 2014
6.6

Nel 2023, in un futuro distopico, dei robot coscienti chiamati Sentinelle stanno sterminando la razza mutante e parte dell’umanità che agisce a loro favore. Il destino per i mutanti sembra irrimediabilmente segnato. Così il Professor Charles Xavier e Magneto elaborano un rischioso piano: tornare indietro nel 1973 per fermare l’evento scatenante che porterà alla guerra e a quel futuro apocalittico, impedire l’uccisione del senatore Bolivar Trask da parte del mutante Mystica. Il compito di scongiurare la catastrofe è affidato a Wolverine, unico mutante in grado di compiere il viaggio nel tempo.

Dopo aver diretto la trilogia originale (X-Men, X-Men 2, X-Men Conflitto Finale), Bryan Singer torna dietro la macchina da presa con X-Men Giorni di un futuro passato, il settimo episodio della saga sugli X-Men e sequel diretto sia di X-men conflitto finale, che del reboot di X-Men l’inizio. Quest’ultimo episodio firmato da Singer unisce i personaggi della vecchia trilogia con le nuove leve, attraverso due linee narrative e temporali, tentando di mettere ordine all’universo filmico degli X-Men.
Qualcosa non torna, perché la cosiddetta continuity, cioè la coerenza interna ai film e al loro sviluppo drammatico, viene più volte compromessa e potrebbe creare confusione a chi non sa nulla della saga. Di conseguenza, si può dire che è più semplice e conveniente considerare X-men giorni di un futuro passato un ulteriore azzeramento dell’intera saga, anche se è chi ha visto le puntata precedenti avrà meno difficoltà a capire la cosmogonia messa in scena.
Tratto dal fumetto “Giorni di un futuro passato”, il nuovo capitolo degli X-Men ha una prima parte divertente, spettacolare e dal giusto ritmo, alternando il futuro e il passato attraverso paradossi temporali. Con lo scorrere del film, però X-Men giorni di un futuro passato mostra un fiato cortissimo, dove le possibilità narrative si riducono a poche soluzioni neanche tanto credibili. La sceneggiatura diventa prevedibile e la tensione si abbassa, tutti i personaggi coinvolti hanno svolte programmatiche e pare che non ci sia più molto da raccontare, a parte la didascalica consequenzialità della trama.
Il problema principale è forse questa incapacità di rinnovarsi, non tanto per il film in sé, ma per un genere come quello supereroistico che ormai appare saturo, avendo già detto tutto e meglio in altri episodi. Nello specifico questo nuovo X-Men aggiunge riflessioni politiche come il razzismo mutante, l’odio per il diverso, la paura per l’estinzione, l’essere accettati, che risultano ovviamente nobili, ma anche stantie nella mancanza di efficaci contestualizzazioni.
Curiosamente Synger ripete le stesse cose che lui stesso sviscerò nel primo X-Men datato 2001, un film di tredici anni fa e con alle spalle sei predecessori. Così gli unici ad aver ancora bisogno di questi prodotti – a parte la scontata motivazione economica che garantisce la produzione di un blockbuster – sono i fan, sollazzati dall’autocitazionismo della serie, dalla comparsa di vecchi e nuovi personaggi e dei riferimenti alla Storia vera (Delitto Kennedy, Vietnam) che si mischiano con la finzione del film.
Così è anche superfluo soffermarsi sulla bravura del cast, sulla riuscita degli effetti speciali o sul più sempre inutile 3D. Si può ragionare su parole come reboot o sequel, ma l’impressione è che ormai nulla possa ancora conferire significato a questi prodotti e il desiderio di vedere un ulteriore episodio della saga non trovi necessità di esistere. Ma è un’utopia perché un seguito è già in produzione.

A proposito dell'autore

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20 anni, diplomato al liceo linguistico. La passione per il cinema lo ha travolto dopo la visione di Pulp Fiction. Ha frequentato un workshop di critica cinematografica allo IULM. I sui registi di riferimento sono Tarantino, Fincher, Anderson, Herzog e Malick. Ama anche anche il cinema indie di Alexander Payne e Harmony Korine. Oltre che su CineRunner, scrive anche su I-FilmsOnline.