Evoluzione di una famiglia filippina

La vicenda di due fratelli filippini, Hilda e Kadyo, si svolge durante la dittatura di Marcos, dal 1972 al 1986.
    Diretto da: Lav Diaz
    Genere: drammatico
    Durata: 647
    Con: Pen Medina, Angie Ferro
    Paese: Filippine
    Anno: 2004
8

Chi ha oggi il coraggio di confrontarsi con dieci ore di cinema allo stato puro, dal ritmo spesso lentissimo? Quale regista può permettersi di immettere nel mercato cinematografico un simile prodotto, senza pause, senza suddivisione in capitoli, senza una ferrea scansione tematica e temporale, andando contro tutte le regole narrative, estetiche, di drammatizzazione, senza avere un produttore col fiato sul collo che pretende, a ragione, dei risultati e una normale fruibilità nel circuito? E ancora, chi può permettersi, tra gli spettatori, una simil sfida in termini cognitivi ed emozionali? Ecco, il filippino Lav Diaz non teme nessuna di queste regole non scritte, che sono sempre state alla base del mercato cinematografico fin dai tempi dei corti di Walt Disney.

Ebolusyon ng isang pamailyang Pilipino (Evoluzione di una famiglia filippina), diretto da Diaz nell’arco di dieci anni, dal 1994 al 2004, con mezzi di fortuna, rientra nella strettissima categoria dei film-limite, delle opere fuori dal coro, un’epica che si costruisce come flusso visivo ininterrotto, portando alla raffigurazione dell’anima nascosta e della tragedia di un intero popolo, quello, appunto, filippino. La visione richiede una notevole dose di coraggio, ma se si entra nell’universo estetico del cineasta, la ricompensa per la pazienza e la fatica sono ampiamente ripagate, perché le dieci ore che ci si trova ad ammirare spesso a bocca aperta, sono un miracolo visivo stupefacente.

Il rapporto che ha Diaz con la cinepresa digitale è di totale onestà e di rispetto per gli spazi e i personaggi. Luce e oscurità sono ripresi con la telecamera digitale come in pochi sono riusciti a fare negli ultimi vent’anni. I piani sequenza viaggiano a un ritmo estetico/estatico che riprende la magnificenza pittorica di un quadro in movimento, dove spazio e tempo sono sbalzati fuori dalla modernità. Diaz dà tempo al tempo, non ha alcuna fretta, non ha paura dei silenzi, ha ben nitido in mente il suo percorso artistico e lo esplicita in una esecuzione di spessore cinematografico smisurato.

Spesso ci si perde nella contemplazione di queste dieci ore, che paiono non avere fine e, anche quando si è giunti al termine, si potrebbe benissimo continuare a vedere. In pochi hanno saputo usare il mezzo digitale con così tanta consapevolezza, resuscitando la purezza dell’immagine in quanto simulacro di abbacinante, encomiabile nitore e forza politica. Diaz continuerà nel tempo questo tipo di cinema, mai didascalico, sempre onestamente autoctono a tratti ermetico, con opere quali Heremias (2006), Death in the land of encantos (2007), Melancholia (2008), fino ai film più apprezzati Century of Birthing (2011), Florentina Hubaldo CTE (2012), From What is Before (2014), Storm Children: Book One (I figli dell’uragano, 2014, l’unico film di Diaz uscito nelle sale italiane) A Lullaby to the Sorrowful Mystery (2016), The Woman Who Left (2016) e Season of the Devil (2018). Tre di questi film si sono aggiudicati premi importanti (From What is Before Pardo d’Oro a Locarno 2014, Lullaby premio Alfred Bauer per il cinema del futuro nel 2016, The Woman Who Left Leone d’Oro a Venezia nel 2016), ma Evoluzione di una famiglia filippina rimane il primo incontro con un b/n che pare essere uscito dal cinema delle origini, dove il senso del tempo entra in un abisso di sconcertante potenza espressiva.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).