Nella casa

Claude è un giovane scrittore. Attraverso le sue capacità persuasive riuscirà ad introdursi nella vita del suo compagno di classe Rapha, condizionandone i comportamenti.
    Diretto da: Francois Ozon
    Genere: thriller
    Durata: 105'
    Con: Fabrice Luchini, Kristin Scott Thomas
    Paese: FRA
    Anno: 2012
7.8

Dopo alcuni film decisamente poco convincenti, François Ozon ritorna a quello che sa fare meglio, l’analisi delle pulsioni più riposte della borghesia, francese e non. Nella casa è un film che in apparenza ha molteplici riferimenti (si parla di Hitchcock, Chabrol, Allen), ma di fatto è soprattutto un ispirato aggiornamento di Teorema.

Naturalmente, di Pasolini si perdono le motivazioni ideologiche e le implicazioni di lotta di classe, malgrado Ozon inizi depistando abilmente dalle sue intenzioni (“l’odore delle donne della classe media” è un’espressione inusitatamente felice e che ci ricorderemo a lungo). Ma il gioco di Ozon è intellettualistico laddove quello di Pasolini possedeva una visceralità aperta e violenta, tra l’altro spesso non abbastanza riconosciuta dagli esegeti.
Ossia, per dirla in altri termini, a Ozon interessa poco dire cose nuove o “importanti” sulla borghesia, o sulla classe media, o sulla classe intellettuale – per quanto Fabrice Luchini interpreti un professore di lettere e scrittore fallito. Come sempre nei migliori esiti di Ozon, è invece il cinema ad essere in questione, e bisogna risalire fino ad Angel – La vita, il romanzo (2007) per ritrovare la vena più autentica del regista, lontano da provocazioni o film poco incisivi come Ricky Una storia d’amore e libertà, Il Rifugio, Potiche La statuina.
Squarciamo il velo: è sempre col filtro dell’amore per il cinema che questo regista piuttosto prolifico (con il già pronto Jeune et Jolie, in procinto di passare a Cannes, fanno 14 lungometraggi in una quindicina d’anni, oltre a svariati corti di notevole interesse) si avvicina ai suoi personaggi.
Circondandoli, ma non opprimendoli, con la sua cinefilia bizzarra e arguta, a parere di chi scrive molto più schietta di quella di Almodovar, autore a cui per diversi aspetti potrebbe essere facilmente accostato.
Se in questo Nella casa Fabrice Luchini sembra incarnare un personaggio alleniano, in modo particolare cattivi maestri piuttosto sgradevoli come quelli di Harry a pezzi ed Anything Else, è però da notare che la sua figura ha un doppio dialetticamente contrapposto nel giovane Claude: tanto che, ad un certo punto, non si sa più chi sia il maestro e chi l’allievo, chi l’istigatore e chi l’istigato.
Con una certezza, comunque, ossia che il voyeurismo della storia scivola di continuo tra professore (di desiderio, verrebbe da dire citando Philip Roth), studente, spettatore. Come è prevedibile, non si capirà mai fino in fondo quanto il gioco sia tale e quanto, viceversa, la realtà reclami ai bordi dell’immaginazione.
Ad Ozon preme raccontare le avventure dell’immaginazione, la sua concretezza e il suo stato ambiguo. In nessun momento sappiamo se le due donne della storia – l’inespressiva Emmanuelle Seigner e la multiforme Kristin Scott Thomas, entrambe già al centro di un intrigo psicologico molto pericoloso in Luna di Fiele di un maestro dell’ambiguità come Polanski, guarda caso – hanno ceduto al desiderio e alle manovre avvolgenti di Claude.
Ma l’oscillazione tra le spire della finzione e del suo rovesciamento, la realtà, è il vero prezzo da pagare per godere esteticamente del film. Perché in definitiva per Ozon è questo il punto: quanto più concreta può essere la materia di cui son fatti i sogni, rispetto a qualsiasi idillio o provvisorietà della coppia, del lavoro e della famiglia (borghese, ma che importa)?
Alla fine, sono irrilevanti le strategie per raggiungere un epilogo, sia che si tratti di fughe (quelle delle due donne), sia che si tratti di crolli (quello di Germain/Luchini). Il potere dell’immaginazione è pervasivo e reinventa di continuo ogni possibile sistemazione del reale. E osservare dal cortile la finestra dei vicini, immaginandosi storie sempre diverse, suona essere in Ozon molto di più che un topos hitchcockiano.

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Ha una foto di famiglia: Lang è suo padre e Fassbinder sua madre. John Woo suo fratello maggiore. E poi c'è lo zio Billy Wilder. E Michael Mann che sovrintende, come divinità del focolare. E gli horror al posto dei giocattoli. Come sarebbe bello avere una famiglia così...