La Sconosciuta

Nord Italia, tempo presente. L'ucraina Irena trova lavoro presso una famiglia di orafi, gli Adacher. Ma Irena nasconde un torbido passato. Centra qualcosa l'aguzzino Muffa.
    Diretto da: Giuseppe Tornatore
    Genere: thriller
    Durata: 118'
    Con: Xenia Rappoport, Michele Placido
    Paese: ITA, FRA
    Anno: 2006
6.1

Nel tempo, l’accanimento da parte della critica nei confronti del cinema di Giuseppe Tornatore ha sempre rappresentato un caso unico nel panorama italiano.
Un regista che pensa sempre in grande, affronta produzioni che altri non avrebbero mai il coraggio di intraprendere, fa film imperfetti, che cercano la classicità e i critici li vedono avendo però negli occhi già i barocchismi sfrenati di Lynch, le strutture narrative ferree di Scorsese, la pulizia grafica di Clint Eastwood oppure gli intellettualismi sfocati di Manoel De Oliveira. Ho citato 4 esempi di autori molto da amati da critica nostrana, autori venerati, idolatrati oltre ogni modo.

Di conseguenza, quando si arriva a dover giudicare un film di Tornatore, in qualche maniera, è come se i conti non dovessero “per forza” tornare. Tornatore cerca nel cinema classico l’impeto di una scrittura vorticosa che porta lo script a diventare qualcos’altro.
Vi prova utilizzando tutti gli stilemi del caso, usufruendo di uno stile che bada al sodo, come succede ne La Sconosciuta, film del 2006, dove Tornatore torna alla regia dopo due kolossal lontani nel tempo: la leggenda del pianista sull’oceano (1998) e Malena (2000), dove lo scenografismo e l’afflato del cinema bigger-than-life con punte acute di leonismo sfacciato la facevano da padrone.
La Sconosciuta va da tutt’altra parte, si situa nel nero torbido. Ma ha qualcosa che altre produzioni italiane o straniere spesso non hanno: una storia da raccontare.
Per questo La Sconosciuta è un film velocissimo, che non concede mai tregua allo spettatore. Tornatore da grande sfoggio della sua tecnica di narratore e non lascia mai i personaggi, li pedina sempre, ne sorregge l’anima, ne filma le angosce, i desideri, fa un cinema di terra-aria-acqua-fuoco. Anime che s’impennano. Senza compromessi.
Alla fine l’intrigo malsano riesce a situarsi nella zona oscura della mente dello spettatore, quasi ammorbato da una struttura finzionale che avvinghia i corpi attoriali che lusinga sempre lo spettatore.
E’ un’opera audace e seduttiva, piena di errori, dove l’esagerazione è considerata da Tornatore l’arte della sovrapposizione sensoriale che dilania lo sguardo, lo martirizza, lo rende schiavo di una pulsione erotica mai soddisfatta fino in fondo.
Chi detesta questo regista ha i suoi argomenti, nella mancanza di mezze misure, in una trasfigurazione del genere che avrebbe operato anche uno Scorsese se avesse avuto tra le mani una storia come questa. Ma qua sta il punto: Perché mai Tornatore dovrebbe assomigliare ad uno dei maestri americani?
Perché continuare a condannare questo modo di pensare la scena?
L’unico grosso difetto che gli si può imputare (ma si tratta gusti), è l’uso eccessivo dei flashback che mostrano tutto, troppo, la dove il fuori campo sarebbe stato ben più utile a suggerire più che mostrare gli aspetti più dolorosi della vita di questa donna.
Allora si preferisce uno stile barocco oppure si predilige l’allusione con l’uso del fuori campo? Meglio dire o non dire? Meglio il melò viscerale o la struttura classica americana?
Perché Eastwood è venerato e Tornatore odiato? Cos’à in più Million Dollar Baby che La Sconosciuta non ha? Il film di Eastwood è meno banale? Assolutamente no, racconta una storia risaputa, La Sconosciua ha una trama ben più complessa e intricata, ma lo stile di Tornatore è girato con il cuore in gola, quello di Eastwood è più controllato. Ma non saremo mai dalle parti di Salvatores, il cui cinema fa veramente acqua da tutte le parti, come aveva dimostrato già il penoso Quo Vadis Baby (2005).
Tornatore un’idea di cinema ce l’ha e sa anche mettere in prospettiva il suo modo di inquadrare, La Sconosciuta è un’opera molto sperimentale e piena di tocchi di classe, ma è il modo di porsi nei confronti di alcuni personaggi come per esempio quello di Michele Placido che accomunano Tornatore a Dario Argento. Nel personaggio di Placido c’è molto thriller all’italiana.
Ma è un modo italiano di guardare al genere, non si può accusare Tornatore di fare un cinema che non piaccia all’estero. Anche Hollyood è cambiata e non è detto che sia cambiata in meglio.
Il cinema di Scorsese da Gangs of New York in poi, togliendo Hugo Cabret che è uno straordinario omaggio al cinema del dimenticato Melies, è tutto da rivedere. Tornatore con La Sconosciuta ha solo impresso il suo marchio su un cinema a venire, che osa e non si vergogna di osare.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).