Rampart

La vicenda si svolge nel 1999: un poliziotto particolarmente violento e razzista, David Brown, vive senza problemi la propria vita. Ma un giorno subisce un tranello che lo metterà davanti ad un bivio.
    Diretto da: Moren Overman
    Genere: poliziesco
    Durata: 108'
    Con: Woody Harrelson, Sigourney Weaver
    Paese: USA
    Anno: 2011
6.7

Dave Brown (Woody Harrelson) è un dinosauro, un poliziotto reazionario, violento, vecchia scuola, che si crede ancora un soldato in Vietnam. I suoi metodi spicci e arroganti riflettono il suo modus vivendi di macho sopraffattore, che vive sotto lo stesso tetto con le sue ex mogli, sorelle, e le sue due figlie, avute da ognuna di queste. Dave si crede nel giusto, non ha la coscienza sporca come altri poliziotti visti sul grande schermo.

Oren Moverman mette in scena la tragedia di un uomo ridicolo e lo fa con uno stile ruvido, diretto, seventies, come il suo protagonista. Dave opera nella Los Angeles del 1999, periodo segnato dallo scandalo della divisione Rampart, quando diversi poliziotti furono denunciati per uso illegittimo della forza.
Il film parte subito dopo quel polverone e segue per le assolate strade californiane Dave “rape” Brown, che nonostante tutto continua imperterrito coi suoi metodi, non credendosi affatto una mela marcia. Deve non ci pensa nemmeno un po’ a ripulirsi, ad affinare (ipocritamente) il suo modo di agire; è un personaggio tragico e ridicolo di fronte al quale non si riesce a provare simpatia e nemmeno antipatia.
La messa in scena di Moverman ricorda quella di Darren Aronofsky di The Wrestler (2008), ruvida, sempre addosso al suo bad cop, che segue per tutto il tempo. Lì Mickey Rourke (e il film tutto) era caratterizzato dal romanticismo crepuscolare e dolente del loser, forse fin troppo facile.
Qui invece, anche grazie ad Harrelson, non si crea alcuna facile empatia col protagonista, c’è sempre quella distanza, quel cambio di registro improvviso che non ci fa sentire mai davvero vicini a lui.
Una domanda però alla fine ci tormenta: senza l’ottima interpretazione di Harrelson, che rimane? In fondo cose del genere se ne sono viste in abbondanza, sia a livello di contenuto che di messa in scena, niente di nuovo sotto il sole.
Certo, il tutto è piuttosto trascinante, il ritmo non manca, ma alla fine dei conti rimane una forte sensazione di déjà vu.

A proposito dell'autore

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Ha fatto e fa cose che con il cinema non c’entrano nulla, pur avendo conosciuto, toccato con mano, quel mondo, e forse potrebbe incontrarlo di nuovo, chi lo sa. Potrebbe dirvi alcuni dei suoi autori preferiti, ma non lo fa, perché non saprebbe quali scegliere, e se lo facesse, cambierebbe idea il giorno dopo. Insomma, non sa che dire se non che il cinema è la sua malattia, la sua ossessione, e in fondo la sua cura. Tanto basta.