Scarlett Johansson sa recitare? Ha importanza saper recitare quando si è la donna più affascinante del pianeta? Il suo ruolo nel 2° capolavoro (dopo Memento del 2000) di Christopher Nolan, The Prestige (2006), dimostra che la Johansson non ha bisogno di dimostrare le sue doti a nessuno.
Quando si ha la materia prima, il fascino, il resto del lavoro lo fa il regista e solo se quest’ultimo è un incapace nella direzione degli attori, il film sarà un disastro.
Scarlett Johansson inizia come star bambina in piccole produzioni e in una piccola parte, in un film ad alto budget come L’uomo che sussurra ai cavalli (1998), di e con Robert Redford. Si fa notare nel 2001 al Festival di Cannes con un’altra piccola parte ne L’uomo che non c’era, cult dei fratelli Coen, con Billy Bob Thornton. Diventerà famosa con un film intimista e vagamente turistico di Sofia Coppola, Lost in translation L’amore tradotto (2003).
La sua carriera continua sotto il segno del fascino e della bella più sfolgoranti: La ragazza con l’orecchino di perla (2003), Le seduttrici (2004), In Good Company (2004).
Dal 2005 al 2006 una serie di importanti registi la chiamano. Nascono  collaborazioni prestigiose in film come Match Point (2005) e Scoop (2006) di Woody Allen, Black Dahlia (2006) di un senile Brian De Palma, noir classicissimo che nulla aggiunge alla filmografia del suo autore, in seguito, come si diceva sopra, The Prestige di Nolan, fondamentale opera sci-fi.
La Johansson tornerà in seguito con altri titoli minori come Il diario di una tata, L’altra donna del Re (2008), Vicky Cristina Barcelona (2008) di Woody Allen, ennesima incursione turistica del regista di Manhattan, i seguito il fumetto The Spirit (2008).
Come si può evincere da molti titoli, pare che Hollywood non veda grandi potenzialità nella Johansson, riducendo il suo talento alle commedie e i romanzetti rosa.
Negli ultimi la Johansson torna al fumetto con The Avengers (2012), si nota nel meta cinema di Hitchcock (2012) con Sacha Gervasi. Solo nel 2013-2014 sarà possibile rivederla in operazioni più complesse, come il misterioso noir di Jonathan Glazer (autore di Sexy Beast del 2000 e del curioso Birth Io sono Sean del 2004, forse il film più strambo degli anni ’00) Under The Skin e in Her di Spike Jonze.
Ma il guaio con Scarlett Johansson è che si tratta di una vera Diva, un personaggio da copertina, una donna che ha fatto del suo corpo un’arma di seduzione, una vero Totem di bellezza e femminilità nella Hollywood di oggi.
Non le si possono staccare gli occhi di dosso e non ci si domanda quali siano l sue reali potenzialità d’attrice, forse perché non hanno nessuna importanza.
L’attore in fondo è quella materia grezza che deve essere plasmata dal regista, è compito del regista valorizzare l’attore. Scarlett Johansson è più che una Diva, è un’iper-donna, alla quale pare si possa abbonare tutto.

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).