Daniel Day-Lewis potrebbe entrare tra le leggende di Hollywood, insieme a Katharine Hepburn ovvero, come la seconda Star ad aver vinto 4 premi Oscar. Dopo la vittoria per Lincoln di Steven Spielberg è a quota 3 e, essendo un classe ’57, non ha neanche 60 anni, ha ancora una lunga carriera davanti a sé e un fiuto acuminato per la scelta dei copioni. Anche un attore come Brad Pitt osserva una politica rigorosa nella scelta dei registi e dei copioni (Fincher, Coen, L’arte di vincere, Tarantino, Malick), ma non ha lo stesso feeling che ha Day-Lewis con l’Academy.

L’Academy Awards deve adorare questo oldboy inglese, il suo stile discreto, pacato, i suoi lineamenti da maschio schietto e gli occhi brillanti e vivi.
L’attore inglese ha iniziato negli anni ’80 a farsi notate con due film come My beautiful laundrette Lavanderia a gettone (1985) di Stephen Frears, un dramma gay su sfondo urbano e, Camera con vista (1985) di James Ivory, altro mélo inserito nel contesto della Firenze d’inizio ‘900.
In seguito, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, Day-Lewis è protagonista di film “per signore” ad alto contenuto di drammatico e sentimentale: L’insostenibile leggerezza dell’essere (1988) di Philip Kaufman, Il mio piede sinistro (1989) di Jim Sheridan, L’ultimo dei Mohicani (1992) di Michael Mann, L’età dell’innocenza (1993) di Martin Scorsese e Nel nome del padre (1993) di nuovo con Jim Sheridan.
Per Il mio piede sinistro Day-Lewis vincerà il suo primo Oscar. Probabilmente per la sua performance più pregna di pathos e più vicina ai gusti dell’Academy, essendo L’età dell’innocenza di Scorsese di molto superiore esteticamente agli altri film.

Daniel Day Lewis dovrà aspettare quasi dieci anni perché dei grandi registi gli offrano altri ruoli degni di questo nome e, nel 2002, dopo il rifiuto di De Niro, Scorsese chiama di nuovo Day-Lewis per affidargli la parte di Bill “Il Macellaio” nel kolossal girato a Cinecittà Gangs of New York. La performance di Day-Lewis è eccezionale, nel senso che si divora il film-luna park di Scorsese, in un sol boccone.
L’attore inglese decreta in questo film il parossismo sfrenato del suo personaggio, attraverso una recitazione concitata che è fatta apposta per strappare l’applauso. Stavolta l’Oscar non arriva, anche se sarebbe probabilmente meritato, se non altro per la grinta con la quale l’attore inglese fa divertire il pubblico ammaliato dalla costruzione funanbolica e anche un po’ disonesta di Scorsese. Ma si tratta di un regista che anche quando perde di vista il fulcro del proprio cinema, riesce sempre a risollevarsi con una sferzata di manierismo creativo.
Comunque, di sicuro, Leonardo DiCaprio viene soggiogato, quasi intimidito dalla forza devastante della performance one-man-show di Day-Lewis.

L’attore inglese è una Star piuttosto schiva e riservata anche quando decide quale copione interpretare, soprattutto dopo che si è vinto un Oscar, perché è proprio in quel momento che Hollywood fa arrivare a pioggia una serie di richieste di partecipazioni ai film. Ma Day-Lewis è un attore che lavora solo quando è convinto, e allora ci vuole il genio di Paul Thomas Anderson per far smuovere il Divo inglese.
Il regista australiano gli propone il ruolo del magnate del petrolio Daniel Plainview e l’attore accetta, capendo di essere tra le mani di uno scultore di grandi opere, più che di un cineasta. Il Petroliere è un’opera mastodontica e non ha tutti quei problemi che aveva il film di Scorsese. Risultato: arriva il secondo Oscar, che proietta Day-Lewis tra i grandi di Hollywood.

Infine, siamo ai giorni nostri e, una volta capito come funzionano le cose, l’attore inglese decide per una furtiva apparizione in un pessimo musical, Nine (2009) e, in seguito, decide di aspettare che qualche altro mostro sacro sia faccia vivo e gli offra un altro ruolo della vita. Di tempo ne passa molto poco, perché Spielberg decide di fare un film sulla vita di Abramo Lincoln, uno dei Padri Fondatori della democrazia in America.
La critica va in visibilio, le associazioni culturali chiedono che il film venga proiettato nelle scuole e Daniel Day-Lewis viene acclamato per la terza volta miglior attore.
Quale sarà la prossima sfida?

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).