Jupiter Il destino dell'universo

In un futuro imprecisato gli umani rappresentano l'ultimo gradino della scala evolutiva. Jupiter Jones fa parte delle sfere alte. Quando incontra Caine, ex cacciatore militare, capisce di essere entrata in un gioco più grande di lei e ben presto dovrà sfidare la Regina dell'Universo.
    Diretto da: Lana, Andy Wachowski
    Genere: fantascienza
    Durata: 127
    Con: Channing Tatum, Mila Kunis
    Paese: USA
    Anno: 2015
4.9

Nelle evoluzioni virtuosistiche dentro un paio di stivali volanti, attraverso il ritmo forsennato di inseguimenti pirotecnici in uno spazio (ri)disegnato sin dalle sue fondamenta, nel barocchissimo trionfo visivo di una messa in scena che fa dell’eccesso spettacolare la sua stessa ragione d’essere, c’è tutto il senso dell’operazione monumentale, estrema, incosciente di Jupiter Ascending (da noi, Jupiter – Il destino dell’universo).

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Con una giostra da 176 milioni di dollari Andy e Lana Wachowski riscrivono un genere, creano dal nulla un intero mondo asservendolo alla loro personalissima visione di spettacolarità. É una riscrittura che ha il sapore della riesumazione quella che gli autori di Matrix, dopo il sottovalutatissimo Speed Racer e l’altisonante Cloud Atlas, costruiscono attorno alla vicenda di un’umile immigrata russa (Mila Kunis) che scopre di essere nientemeno che l’ultima discendente della dinastia più potente dell’intero universo.

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Riprendendo strutture, temi, motivi tipici delle maggiori saghe fantascientifiche di successo degli ultimi decenni, i Wachowski creano la loro personale mitologia fantasy, un’epopea favolistica alla Star Wars con un elaborato immaginario alla Dune e strizzate d’occhio a Star Trek. É un trionfo realmente postmoderno quello che ne deriva, in un’estetica che fa dell’effetto speciale la summa esperienziale dello spettacolo cinematografico, dove la trama non diviene che un pretesto per far danzare in coreografie impossibili, enormi (il talento dei registi nell’orchestrare le scene d’azione tocca qui le sue più alte vette espressive) i suoi personaggi tutti d’un pezzo, eroi, tipi universali e senza macchia (l’uomo-lupo Channing Tatum e i suoi eroici salvataggi all’ultimo minuto) in una favola intergalattica (ricorrenti i riferimenti a La Bella e la Bestia) come non se ne vedevano da tempo, in una continua e fenomenale lotta contro un Potere calcolatore e inarrestabile.

JUPITER ASCENDING

Che i temi tipici dei Wachowski ci siano tutti, è un dato di fatto. Dalla suggestiva invettiva contro un Sistema cannibale e parassita dove il profitto è tutto ciò che conta, dove la logica del Capitale disegna o cancella interi mondi e destini, alla fiducia nell’individuo singolo (spesso Eletto riluttante), nella sua capacità di riscatto, nel potere di innamorarsi, c’è la coerenza quasi ventennale di due autori ancora in grado di portare avanti il loro personale discorso ideologico. Ma in Jupiter tutto questo passa in secondo piano, sfondo gratificante di una pellicola che, prima di tutto, deflagrando in un sovraccarico visivo ed emotivo, vuole catturare il suo estasiato spettatore. Una visione pura e totalizzante che però, nonostante i suoi mille rimandi, citazioni e omaggi più o meno espliciti in un’operazione più che mai consapevole, pare perdere i contatti principalmente con il proprio tempo, lontano da quella (auto)ironia contaminata dalla commedia che si è andata affermando sempre più negli ultimi anni, anche per opere di questo tipo.

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Per questo Jupiter, fuori dal tempo come è inevitabile che sia, saga stellare sensazionale, bellissima, di quella bellezza irrimediabilmente anacronistica, è davvero anni luce lontano da suoi colleghi prossimi come I Guardiani della Galassia, troppo seriosa, incapace di ridere di sé anche in quei momenti di aperta ironia ludica e citazionista (capace di rispolverare niente meno che Brazil e un buffo Terry Gilliam) ridotti a frammenti estranei, incastrati in un meccanismo fagocitante ancora convinto del potere immenso, magico, disarmante di un cinema che, forse, non c’è davvero più.

A proposito dell'autore

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Un quarto di secolo circa, sancisce definitivamente il suo destino di cinefilo quando incontra, in una sala buia, il mondo pulp di Quentin Tarantino. Laureato in Comunicazione e Culture dei Media, pubblicista e critico, col tempo impara ad ampliare i propri gusti e le proprie visioni. Ama Fellini, i surrealisti, gli horror ben fatti e i lunghi piani-sequenza.