Maledetti vi amerò

Riccardo, detto "svitol" torna a Milano nel 1980, dopo 5 anni di assenza, si confronta con gli amici di un tempo e ritrova una città completamente cambiata.
    Diretto da: Marco Tullio Giordana
    Genere: drammatico
    Durata: 84'
    Con: Flavio Bucci, David Riondino
    Paese: ITA
    Anno: 1980
3.9

Quando esce il suo film d’esordio, nel 1980 Marco Tullio Giordana ha 30 anni. Il suo film Maledetti vi amerò arriva 5 anni dopo il delitto Pasolini e appena 2 anni dopo il delitto Moro, entrambi due eventi che hanno modificato il paese e la mente degli italiani.

L’esordio di Giordana è una repentina, quasi sconclusionata requisitoria su quello che rimane del comunismo, sulla paura per il terrorismo sempre dietro l’angolo, su una società che si domanda in quale direzione stia andando, sulla possibilità inesausta di dare un senso al vivere, al pensare, al farsi o meno da parte quando i due grandi maestri se ne sono andati.
Giordana procede in maneira ameboidale nella narrazione che, più che essere tale è un disarmante flusso di coscienza che implica da parte dello stralunato protagonista, un processo all’intero sistema socio-politico-culturale italiano.
In Maledetti vi amerò siamo a Milano, il protagonista non ci torna da circa 5-6 anni, dopo essere stato in Sud America, vede una città cambiata, che non riconosce, forse non riconosce neppure se stesso, si domanda dove quale direzione prenderà questo paese devastato dal terrorismo e comandato da un sistema di potere che si insinua come una piovra nei gangli, nei neuroni di una società che non è più la stessa dopo i morti e i cambiamenti repentini.

Giordana gioca con gli stereotipi del tempo come nella sequenza celebre della differenza su cosa sia di sinistra e cosa sia di destra, lo fa con puntiglio insieme didascalico e fanciullesco e, a distanza di 33 anni, questa scena mette una triste tenerezza, come fosse un rimasuglio smarrito di una mentalità che faceva a botte con un potere che non capiva e che odiava profondamente.

“Stavi gironzolando (in maniera sospetta n.d.r.) vicino alla sede della Democrazia Cristiana” gli dice il questore, e il protagonista gli fa: “neanche sapevo ci fosse una sede della DC da quelle parti, (…) ma oggi una Democrazia Cristiana non esiste più”. Giordana invoca disperatamente la fine prematura di un’epoca, si divincola dalle situazioni paradossali mettendo sul volto del suo protagonista la maschera di una provocatorietà fasulla ed energica, che getta un alone surreale sull’intera vicenda.

Maledetti vi amerò è una commedia politica, un grottesco privato, scegliendo la soglia non più percorribile di un rivelatorio tormento, facendo così Giordana annaspa dentro il suo film senza senso, tenta di prendersi una rivincita su quei tempi che forse ha odiato e amato allo stesso modo, concedendo al suo protagonista una morte silenziosa, fasulla, buffa e onirica, com’è onirico tutto il film, di un onirismo codardo e corsaro, che vorrebbe fare di più, vorrebbe dimostrare l’insondabilità di quei tempi e si rifiuta di accettarne la morale ricattatoria.

Così l’esordio di Giordana si stampa nella memoria come un film insondabile che vive di attimi strategicamente surreali, nuotando nel dubbio e tentando la decodificazione del reale attraverso lo sberleffo di un comunista che ha capito che quel tempo dei “compagni” è finito nella tragedia.
Ma una tragedia col sorriso. Non è poco, poteva essere di più, ma si sa che Giordana non è mai stato una cima. Tanto vale per una volta accontentarsi.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).