Racconto di Natale

Nella Francia di oggi, una famiglia si riunisce per trascorrere il periodo natalizio. Nonostante covino rancori tra i componenti della famiglia, tutti i membri si riuniscono al capezzale della madre, che ha contratto un tumore. Sarà proprio Henri, il figlio più problematico, a fare da donatore, mentre la sorella Elizabeth lo odia ormai senza più un vero motivo.
    Diretto da: Arnaud Desplechin
    Genere: drammatico
    Durata: 150
    Con: Catherine Deneuve, Matheu Amalric
    Paese: FRA
    Anno: 2008
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Durante le feste di Natale la famiglia Vuillard si riunisce. Ma non sono tutte rose e fiori, antichi veleni scorrono sotterranei tra i membri. Sei anni prima Elizabeth aveva bandito dalla famiglia lo scapestrato fratello Henri. Quest’ultimo sarà al centro di un importante decisione. Infatti, la madre Junon ha un tumore e necessita urgentemente di un trapianto. Sarà proprio Henri a farsi avanti per salvarla. La trama di Racconto di Natale (2008) di Arnaurd Desplechin mette in scena l’entroterra emotivo di un nucleo familiare dove rancori, gioie, paure e desideri si fondono in un thriller psicologico dove la componente della scrittura scenica simula la teatralità dell’unità narrativa, per diventare il racconto per eccellenza della famiglia intesa come organismo vivente, generatore di un’attesa di cambiamento che non avverrà mai.

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Tutto il cast viene usato con una complicità totale da Desplechin. Il disincanto del regista francese si tinge di affettuosa malinconia, la notte di Natale diventa il luogo della recita in cui i componenti della famiglia assistono al divenire intimo di un sentimento di perdita. Ma è la relazione tra Sylvia e il cugino Simon, protratta negli anni, che durante le feste di Natale esplode in una chiarificazione estrema: Sylvia sbatte in faccia a Simon il desiderio covato nel tempo per lui e mai espresso, rinfacciandogli le sue colpe, commesse per mancanza di coerenza e di coraggio, mentre Simon la adora proprio per questo eccesso di sincerità che Sylvia esprime senza reticenza alcuna. Finiranno in una notte d’amore, che terminerà il mattino seguente con lo sguardo perplesso e complice del marito di Sylvia, Ivan.

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Il secondo centro nevralgico è il triangolo dialettico tra Henri, la sua nuova fidanzata ebrea Faunia e la madre Junon. Quando le due donne vanno a fare acquisti per Natale Junon con totale mancanza di rispetto lascia Faunia nel negozio dove stavano provando capi d’abbigliamento. Henri è il figlio problematico, perennemente al verde, con un carattere estroverso che ha portato all’infelicità la sorella ELizabeth. E la madre Junon non ne comprende il tormento interiore e mal lo sopporta. Il personaggio di Elizabeth è il più complesso. Donna perennemente insoddisfatta e infelice, con un figlio problematico che non riesce a redimere. Henri è la sua nemesi è lei ne subisce l’atteggiamento strafottente, pur sapendo che nel suo straordinario ego ha sbagliato e bandirlo dalla famiglia, essendosi accollata un potete sugli altri che non poteva assumere.

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Junon, Elizabeth, Sylvia: sono le tre grandi performance (rispettivamente di Catherine DeneuveAnne ConsignyChiara Mastroianni) di questo film natalizio estremamente triste, dalla scrittura affilata come un gioiello ritrovato dentro un portavalori del secolo scorso. Desplechin compone una sinfonia a più voci con un occhio rivolto a Ingmar Bergman e alle sue narrazioni intime, scoppiettanti e crepuscolari. Il regista francese non possiede il tratto lieve tipico delle opere bergmaniane, ma ne conserva lo stile severo di antica parabola i cui elementi trascendono un senso più profondo, che emerge solo dopo una lunga sessione di analisi. La famiglia di Desplechin sa come trovare il bandolo di una matassa aggrovigliata e densa di enigmi. La morale del film viene citata da Elizabeth, che nella sua tristezza contempla il micro-universo tutto francese con la sottile crudeltà di chi sa di appartenere ad un mondo unico e privato.