I segreti di Osage County

Oklahoma, tempo presente. In una casa di campagna vivono il poeta Beverly e sua moglie Violet. Quest'ultima ha un cancro alla lingua. Una circostanza farà si che Violet si trovi a dover rincontrare, a distanza di molto tempo, le proprie figlie insieme ai rispettivi compagni.
    Diretto da: John Wells
    Genere: drammatico
    Durata: 121'
    Con: Meryl Streep, Julia Roberts
    Paese: USA
    Anno: 2013
6.3

A che serve un film come I segreti di Osage County (August: Osage County)? A parlarci dell’ennesima famiglia americana disfunzionale? – cosa vista e rivista, e molto meglio anche negli ultimi decenni di cinema americano indie e pseudo tale.

Quello di Tracy Letts, autore dello script e della pièce vincitrice del premio Pulitzer da cui è tratto, è solo un altro tassello molto poco necessario e incisivo sulla melma che scorre sotto le tante famiglie a stelle e strisce, tutte insieme appassionatamente con le loro gioie (poche), i loro dolori, e le loro frustrazioni (tante) mai sopite; con qualche bel (?) colpo di scena e un cast all star in odore di Oscar – Meryl Streep, Julia Roberts, Ewan McGregor, Chris Cooper e la rediviva Juliette Lewis – a rendere più appetibile il tutto.
Tracy Letts con I segreti di Osage County firma il suo terzo “capitolo cinematografico”, questa volta diretto dall’anonimo John Wells, che filma tutto da un angolino, come un mestierante ossequioso, senza porsi e porci alcuna domanda. I precedenti script del drammaturgo rappresentati sul grande schermo invece sono due opere controverse come Bug (2006) e Killer Joe (2011), dirette entrambe da un regista di tutt’altra levatura come il grande William Friedkin.
L’ultima fatica di Tracy Letts, che in un primo momento sembra essere qualcosa di lontano dai precedenti illustri, nient’altro è che un Killer Joe senza pulp e omicidi, una bolsa e ruffiana variazione sul tema in salsa agrodolce. Qui come lì, tutti detestano più o meno tutti, tutti sputano sentenze su più o meno tutti, e infine viene a galla la melma, di cui si accennava prima.
Ma questa volta, a differenza del southern noir (per quanto, forse, un po’ sopravvalutato) Killer Joe (2011), il tutto è certamente meno acido, disturbante, divertente, e calcolatamente più “catchy” per il grande pubblico e per accaparrarsi qualche nomination agli Oscar, che non guastano mai.
E per tutto il tempo, John Wells ci invita a star seduti accanto a lui e godere dello spettacolo, fatto per buona parte di assoli di una strafatta e rancorosa Meryl Streep malata di cancro, che dispensa parol(acc)e a tutti i suoi commensali, lì riuniti per il funerale del marito suicida.

A proposito dell'autore

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Ha fatto e fa cose che con il cinema non c’entrano nulla, pur avendo conosciuto, toccato con mano, quel mondo, e forse potrebbe incontrarlo di nuovo, chi lo sa. Potrebbe dirvi alcuni dei suoi autori preferiti, ma non lo fa, perché non saprebbe quali scegliere, e se lo facesse, cambierebbe idea il giorno dopo. Insomma, non sa che dire se non che il cinema è la sua malattia, la sua ossessione, e in fondo la sua cura. Tanto basta.