Dogville

La fuggitiva Grace si imbatte nel paesino di Dogville, all'inizio viene accettata dalla comunità, ben presto scoprirà a sue spese le meschinità degli abitanti.
    Diretto da: Lars Von Trier
    Genere: drammatico
    Durata: 178'
    Con: Nicole Kidman, Paul Bettany
    Paese: DAN, SVE
    Anno: 2003
6.8

Nicole Kidman è un’attrice dal talento a dir poco smisurato, di un talento che può essere concepito solo in termini di sperimentazione e di aderenza al fuoco dell’interpretazione intesa come mimesi. La “bravura” non c’entra. Lo direste mai ad Hitchcock o a Kubrick “sei un bravo regista”? Qua stiamo parlando di geni.

Nicole Kidman è un genio, nel senso che ha quel fare divino, quell’entrare in scena che è tipica delle divinità ancestrali. Se ci si dovesse interrogare sul quesito: qual è la migliore performance offerta da Nicole Kidman? Alcuni direbbero Dogville, il film della trilogia americana che Lars Von Trier, (il nazista, tanto per intenderci), non ha ancora chiuso con l’ultimo capitolo. A mio non modesto parere non è così. Nicole Kidman è stata divinamente attrice in Moulin Rouge!, musical in cui diede il sangue per impersonare la Divina Satine. Nicole Kidman in Moulin Rouge! non ha recitato (le altre recitano), no, lei ha dato proprio il sangue. E la sua performance ha semplicemente ridato vita al cinema, che senza di lei sembrava morto.

In un film come Dogville, la performance aurorale di Nicole Kidman forse non è stata abbastanza elogiata e ricordata. Oggi in molti vanno pazzi per Diane Kruger, Angelina Jolie, le pessime, ridicole attrici italiane. Forse il pubblico ha dimenticato quanto Nicole Kidman sia stata decisiva in un film come Dogville. Bisognerebbe studiare gli sguardi di Nicole Kidman/Grace per capire che l’attrice instaura un dialogo con la cinepresa, costruendo una sinfonia di movimenti ellittici, il dilatare sempre eterno di una musicalità d’intenti nascosti, di segreti dionisiaci ed infernali. La Grazia in Dogville viene vilipesa e strappata al proprio angolo virginale. La verginità dell’immagine vine vilipesa e sfruttata. Ma la Grazia, per il volere divino del demiurgo Lars Von Trier, si vendica. Lascia che la sorte dell’umanità si compia e che il verbo della condanna si faccia scure nel luogo della profanazione della Grazia. Nicole Kidman/Grace vince il uso duello con la Morte, imponendo una resurrezione dello sguardo inquisitorio e vincente.

La morale cristallina di Lars dei miracoli lascia che Nicole Kidman diventi Star nell’umiliazione di una segregazione disumana che porta solo alla mortificazione del personaggio/attice. Un film reazionario e vincolato da un’etica della vendetta, in cui la catarsi viene ristabilità come Ordine Nuovo. L’ordine di Grace. L’ordine di Nicole Kidman, attrice assoluta, che qui viene elevata al rango di una Madonna di Cristallo.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).