Spectre

L’Agente James Bond scopre a Roma, infiltrandosi in un incontro segreto, un’organizzazione chiamata Spectre. A Londra intanto Max Denbigh, nuovo capo del centro per la sicurezza nazionale, fa di tutto per chiudere l’MI6. Così Bond, in coppia con la bella Madeleine Swann, dovrà scoprire chi c’è dietro Denbigh e la Spectre.
    Diretto da: Sam Mendes
    Genere: avventura
    Durata: 148
    Con: Daniel Craig, Christoph Waltz
    Paese: UK, USA
    Anno: 2015
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Il Bond n. 2 di Sam Mendes non è riconducibile alla logica nolaniana del terzo Batman. Se Casino Royale era un Bond Begins e Quantum of Solace una parafrasi/parentesi retroattiva di capitoli come The World is Not Enough, Skyfall era il Bond-Zero, Il Cavaliere Oscuro di Sam Mendes, di conseguenza Spectre dovrebbe riportare alle tematiche estetiche de Il Cavaliere Oscuro Il Ritorno, che presentava un’efficacia narrativa che questo secondo capitolo del Bond mendesiano non possiede. Se il genere della spy-story è codificato nella drammaturgia pregressa all’iconografia dell’Agente Segreto, in Spectre tutti i dettami vengono riproposti, con pedissequa precisione. La cesura tra immagini di “primo” e di “secondo” livello che si presentava su Skyfall, su Spectre non viene aggiornata, complice uno script che si concentra sull’azione in funzione della disputa good/evil e della presenza di un villain estroverso e compiaciuto che non restituisce la forza granitica del personaggio di Silva, vero deus ex machina dell’intero motore di Skyfall.

EXCLUSIVE IMAGE FOR USA TODAY OR USATODAY.COM FOR 7/20.  LÈa Seydoux in Metro-Goldwyn-Mayer Pictures/Columbia Pictures/EON Productionsí action adventure SPECTRE.  HANDOUT Photo by Jonathan Olley [Via MerlinFTP Drop]

Ciò che manca a Spectre prefigura una postilla auto assolutoria che fa di Skyfall il termine di perfezione della drammaturgia di genere degli anni ’10. Se Bond vince sempre le sue battaglie le coreografie che accompagnano i suoi movimenti felini sono solo un surrogato di quelle che si vedevano su Skyfall. Forse la cosa migliore è la fotografia di un genio come Hoyte Van Hoytema, dopo aver toccato la superficie degli occhi con la crasi visionaria di Interstellar, Hoytema aggiunge il so tocco inconfondibile di raro esegeta dell’immagine, con elementi spuri, spigoli di vernice salina, pigmentazioni notturne e roboanti immersioni metalliche. Pazienza se nel cast bisogna sopportare un’imbalsamata Monica Bellucci che se ne esce con una protervia di battute tagliate per il suo sguardo torvo e retrivo. Lea Seydoux sa come imprimere sensualità alla sua dama di alta classe. Il secondo villain, il gigante Dave Bautista è l’artefice della sequenze di lotta più spettacolari ma nulla può esserci di nuovo in un contesto così risaputo e le sequenze di fighting non rimangono nella memoria più di tanto.

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Spectre si arrangia sugli altri capitolo bondiani svolgendo egregiamente il suo dovere, come una calamita che vuole accaparrarsi più spettatori possibile. Non importa forse se si sapeva già tutto fin dall’inizio, le figure di questo ennesimo Bond-movie si stagliano nell’ombra di una teorica di genere che viene assimilata dallo spettatore invitandolo anche a rivedere gli altri capitoli della saga. M parla è ancora protagonista, nonostante sia stata eliminata su Skyfall. I villain dei tre capitoli precedenti riemergono nell’ombra, tutti in collegamento diretto con l’ultimo, cui Christoph Waltz cerca di dare una tenue eleganza che ricorda le pantomime di Donald Pleasance. Mendes ha girato un numero 2 togliendo l’alone di mistero che circondava la giostra dimostrativa di Skyfall, il suo destino è quello di chi si lascerà fagocitare da un sistema produttivo che della qualità ha sempre fatto a meno. Insomma, se Skyfall è stato un episodio di energia purissima si è trattato di un puro caso.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).