Sono passati 13 anni dalla nascita del dvd, un supporto che ha impiegato circa 3 anni ad inserirsi nel mercato e a sorpassare nelle vendite e nell’uso comune la vhs, che era durata più di vent’anni, inserendosi in maniera stabile  anche nel mercato italiano negli anni ’80, decennio in cui nacque ufficialmente l’home video.
All’epoca sembrò un bell’oggetto, quasi una manna dal cielo. Il dvd venne percepito come la possibilità di vedere meglio i film. Vigeva soprattutto la logica degli extra, le belle confezioni con i cofanetti, che quando li si inseriva quasi divertivano con i menu in movimento e coloratissimi, si poteva effettuare uno zapping tra le varie sezioni del disco digitale e vedere il trailer, le interviste, i dietro le quinte che, spesso, erano più d’uno. Insomma, un vero parco giochi per il cinefile.

Dvd, a differenza delle vhs, non si rigavano e l’immagine era nettamente più nitida. L’unica differenza, a dir la verità colossale rispetto alla vhs, era che i lettori dvd di prima generazione non avevano la funzione rec della registrazione per il dvd, solo eventualmente i lettori combo, dvd+vhs/rec.
Dopo circa 6-8 anni di utilizzo del supporto, si può dire che la tecnologia del dvd, che ora è stata soppiantata dal Blu Ray (lo vorrebbero far credere che c’è stato un sorpasso del Blu Ray sul dvd, ma non è così: anche a causa della crisi, se il consumatore non riesce ad arrivare alla fine del mese e se esiste il sistema dello sharing anche per copie ad altissima qualità, figuriamoci se ha i soldi da buttare per una tecnologia nata morta come il Blu Ray) è stata un vero fallimento, forse a 360°, una cosa talmente furba da far quasi rimpiangere il tempo delle vhs.

Da dove deriva questo enorme fallimento? Da due elementi strettamente connessi tra loro: la logica di mercato della distribuzione basata sul noleggio e la vendita e sulla strutturazione di un enorme equivoco di massa: la funzione del tutto inutile degli extra.
In dvd per anni sono stati disponibile in buona se non ottima qualità le novità di Hollywood e dintorni, quello che si potrebbe definire “quello che passa il convento”, mentre i classici introvabili non erano praticamente mai disponibili. Si parla di Orson Welles, Akira Kurosawa, Jean-Luc Gorard, Fellini, Gilliam, Antonioni, Coppola, Friedkin, Ozu, Mizoguchi, Baster Keaton, Derek Jarman e così via. L’intera storia del cinema non era disponibile per il noleggio e quando veniva edita in dvd il prodotto era sempre in vendita e mai a noleggio. Quindi, se si volevano vedere Questa è la mia vita di Godard oppure Je vous salue, Marie o Detective, si doveva procedere all’acquisto, con il rischio ovvio, che se il film non piaceva non si sapeva più che farsene.
La logica del sistema-dvd era molto semplice: lo noleggi ad un prezzo ragionevole, lo vedi, se ti piace lo compri, ad un prezzo maggiore. Ma questo è funzionato solo per i film nuovi.

Nel corso del tempo alcuni classici sono usciti restaurati in dvd, tra cui la trilogia della vita di Pasolini ma soprattutto le commedie di Alvaro Vitali degli anni ’70-’80.
Erano reperibili in dvd i classici come Il braccio violento della legge o Il Padrino, ma con il superamento del supporto dato dal sistema dello sharing on-line, si è potuti accedere ad un database quasi sterminato. In pratica, se un film esisteva perché era nel mercato, non in Italia, ma nel mondo, allora era disponibile on-line. Oggi la cosa è ad un livello tale che il sistema stesso di Hollywood è andato talmente in corto circuito, che è dovuta correre ai ripari intentandosi il cinema-esperienziale, attraverso l’uso sempre più massiccio ed invadente del 3D, una tecnologia che ha avuto com unico scopo, quello di far recuperare alle casse delle major, una parte cospicua degli introiti persi con lo sharing.

E’ comunque incredibile la mole di titoli che sono resi disponibili on-line e che con la logica del supporto dvd non erano emersi anche perché il dvd si basava su un elemento fortemente fallace (e qui arriviamo al secondo motivo per cui si può decretare il fallimento di questa tecnologia) come gli extra. Avendo a disposizione un quintale di inutili filmati, trailer e giochi di ogni sorta, questo funzionava di distrazione totale nei confronti del film. Il dvd faceva entrare dentro il film, facendo dimenticare qual’era la sostanza del film in questione e perché lo si stava guardando.
Ora con  lo sharing si ha la nuova possibilità di visionare ad altissima qualità i classici di Fellini, Pasolini, Victor Erice (!!!) e via dicendo. Un intero calderone di possibilità da visione di film stupendi che con il lifting digitale si ripresentano più belli che mai, come se li si vedesse per la prima volta. Si provi per credere: i film di Bertolucci dopo il riversamento in hd riacquistano colore e ridiventano stupendi, fiammeggianti, come non li si era mai visti.

In questo senso, si può dire che l’eliminazione del supporto ha portato alla liberalizzazione della visione. Tutti possono vedere o rivedere La Jetee di Chris Marker e Lettera da una sconosciuta. Con immagini completamente ripulite, un audio nuovo di zecca e per giunta in originale (bisognerebbe, in quest senso fare un processo anche al doppiaggio italiano, ma sarebbe necessario non un post in questa sede, ma un libro per spiegare ogni risvolto tecnico, estetico, culturale, persino civile): in pratica si vede un film che non si è mai visti prima. Il dvd aveva portato ad un grande sonno della coscienza, quasi una visione camuffata da un editing sordo e beffardo. Un truffa, quasi.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).