Star Wars: Gli ultimi Jedi

Nel seguito de Il risveglio della forza, Rey raggiunge Luke Skywalker per convincerlo a intraprendere una battaglia contro Kylo Ren, unitosi da tempo alle forze del Primo Ordine. Mentre la Resistenza comandata dalla Principessa Leila tenta di sfuggire all’assalto delle forze del Male.
    Diretto da: Rian Johnson
    Genere: fantascienza
    Durata: 152
    Con: Daisy Ridley, Adam Driver
    Paese: USA
    Anno: 2017
7.9

VOTO AUTORE RECENSIONE9

Hollywood sperimenta, ricolloca, aggiorna, si identifica con se stessa e cambia marcia per non accusare il passare del tempo. Una volta eliminato l’immaginario lucasiano della ridondante trilogia prequel, appesantita da micidiali miscasting come Hayden Christensen, prima Abrams e adesso Rian Johnson mandano in porto con estrema sicurezza la pratica. Far rivivere il mito, coniugandolo con le esigenze del presente, rispettando la tradizione, selezionando il cast giusto. Era la cosa più difficile. La scommessa pare vinta soprattutto qui: Daisy Ridley, Adam Driver, Oscar Isaac, Domhnall Gleeson (già straordinario in Barry Seal/American Made di Doug Liman), John Boyega, più alcuni camei preziosissimi nel secondo capitolo, come Laura Dern e Benicio Del Toro. Quanto al ritorno di Harrison Ford, Carrie Fisher e Mark Hamilton, si tratta di una benevola concessione alle logiche iconiche, in base alle quali si vuole che il tempo al cinema misuri se stesso attraverso il contatto tra le diverse epoche.

Star Wars: Gli ultimi Jedi di Rian Johnson si sbarazza dall’esigenza primaria del capitolo uno di Abrams di ripresentare i nuovi elementi del franchise. E parte subito alla grande, mantenendo comunque quella sicurezza nell’impianto narrativo e nella composizione delle inquadrature che avevano decretato il successo de Il risveglio della forza. Così la storia, seppur complessa si segue con una certa scorrevolezza, anche per chi non è avvezzo all’immaginario di Star Wars. La trilogia prequel di Lucas aveva questo problema: si rivolgeva esplicitamente a chi conosceva molto bene l’immaginario, il resto del pubblico faceva spesso fatica a seguire narrazioni piene zeppe di trovate e di effetti speciali ipercinetici. Nella nuova trilogia l’immagine torna a respirare e a tenere col fiato sospeso lo spettatore.

 

Gli effetti speciali non diventano il fulcro il film. La coerenza interna dell’epopea è rispettata. Rian Johnson in fase di scrittura sembra aver goduto di una certa libertà, potendo gestire elementi filmici molto ben codificati. Il finale non presenta una cesura violenta come nel primo film, funziona come la fine di un capitolo dove un fatto importante è appena concluso, e si attende la risoluzione del conflitto con la battaglia finale, dove is prevedono fuochi d’artificio. La scena del duello tra Kylo Ren/Driver e Luke Skywalker/Hamill e di grande impatto iconico. La recitazione di Driver è al limite dello straniante. Il giovane attore riesce perfettamente a competere con una leggenda come Hamill, attraverso una recitazione che un tempo si sarebbe definita asciutta. La padronanza del ruolo da parte di questo attore rivela che la crisi degli anni 2000 a Hollywood è passata. Anche Ewan McGregor nella trilogia prequel di Lucas era del tutto fuori parte. Il lavoro di casting per questo nuovo Star Wars è stato determinante per la riuscita dell’operazione.

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).