Nella Russia di odierna, una coppia, Zhenya e Boris, si sta separando senza alcun pentimento. Il figlio Alyosha invece accusa un forte turbamento e scappa di casa. La coppia inizia le ricerche chiedendo il soccorso di una squadra speciale.
    Diretto da: Andrey Zvyagintsev
    Genere: drammatico
    Durata: 127
    Con: Maryana Spivak, Aleksey Rozin
    Paese: RUS, FRA
    Anno: 2017
7

VOTO AUTORE RECENSIONE7

Prima di leggere l’analisi si consiglia la visione del film, il testo che segue contiene rivelazioni importanti riguardo alla trama.

Leviathan (2014) era un film perfetto, a tratti deficitato da un’idea deterministica dei caratteri, ma dotato di una sinfonia interna dei luoghi e dei volti davvero ammirevole. Un cast perfetto, una luce densa e pastosa. Il film successivo del regista russo Andrey Zvyagintsev, Loveless, propone un’altra durissima requisitoria morale contro la Russia di Putin, la corruzione, l’individualismo, la mancanza di solidarietà. Ma i toni sono più aspri e maggiormente contraddistinti da una pesantezza ideologica. Da una parte si ha la vicenda di una coppia che si sta separando senza alcun dolo, dall’altra parte si ha la situazione del figlio, che soffre indicibilmente per la loro separazione. La casa della coppia sarà venduta, la coppia si separerà e il figlio rimane come un impiastro a mettere i bastoni tra le ruote ai due genitori.

Zvyagintsev mette in scena il tutto con fare luttuoso, prestabilendo una violenta dialettica tra marito e moglie, entrambi giovani, dai caratteri forti e egoisti. Successivamente, il figlio scompare. E il dramma prende la piega del thriller esistenziale. La coppia si rivolge alla polizia e in seguito ad una squadra speciale di volontari. Le ricerche partono ma senza successo. Il bambino sembra scomparso nel nulla. Alla fine spuntano due episodi , di cui uno scioccante verso la fine del film, in cui si ha la sensazione di essere arrivati ad una scena rivelatoria, in cui le ricerche potrebbero portare ad un risultato, ma è solo un’illusione, in quanto al momento di riconoscere il corpo, la madre dà responso negativo.

In un film bagnato da una luce gelida, dove prevalgono i toni bluastri di una Russia perennemente notturna, verso il finale la coppia si abbandona al pianto, ma è solo un’illusione, il finale è quanto di più angusto e spartano si possa immaginare. Alla fine ognuno dei due ex coniugi inizia una nuova vita senza alcun rimorso. Il regista russo raffredda talmente in toni da rendere il melodramma una durissima requisitoria contro l’individualismo imperante nella Russia odierna, i toni non vengono mai smorzati da un senso operistico quasi dolce della tragedia come in Leviathan. In Loveless tutto è molto appesantito e rigido: la miseria etica di un mondo chiuso non lascia trasparire alcuna elasticità narrativa. Come in un film di Haneke, la tragedia rimane insoluta, non c’è alcuna risoluzione del mistero.

A proposito dell'autore

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Classe 1981, co-fondatore di CineRunner, ha iniziato come blogger nel 2009, ha collaborato con Sentieri Selvaggi. I suoi autori feticcio sono Roman Polanski e Aleksandr Sokurov. Due cult: Moulin Rouge (2001) e Scarpette Rosse (1948).