Ogni maledetto Natale

Nell'Italia di oggi, poco prima delle feste natalizie, Massimo e Giulia si incontrano e si innamorano. Arrivato il Natale però la coppia si troverà a dover passare il tempo in compagnia delle rispettive, baldanzose famiglie. Le tragicomiche situazioni rischieranno seriamente di minare il loro rapporto.
    Diretto da: Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo
    Genere: commedia
    Durata: 95
    Con: Alessandro Cattelan, Laura Morante
    Paese: ITA
    Anno: 2014
5.2

Regia a sei mani per questo film deludente da quasi tutti i punti di vista; tutti tranne uno. È doveroso riconoscere che nel cast vi sono grandi e stimabili attori (tra cui citiamo Francesco Pannofino, Laura Morante, Marco Giallini, Valerio Mastandrea e Corrado Guzzanti), ma – purtroppo – ciò non basta a salvare un prodotto filmico poco credibile e stimolante.

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Sin dal principio vi sono azioni e inquadrature poco plausibili: Massimo (Alessandro Cattelan), il protagonista – dopo aver ricevuto un pugno in faccia in seguito ad una rapina – viene inquadrato steso a terra con piedi uniti, braccia divaricate e senza alcun segno della violenza subita. Da lì il suo incontro con Giulia (Alessandra Mastronardi), palesemente finto. Inizia la loro storia d’amore e poi, subito dopo un allontanamento, la decisione di trascorrere insieme il Natale. Tale festività, denominata anche “il momento più angosciante dell’anno”, è vissuta come il periodo più formale, malinconico e cupo dei 365 giorni. C’è chi prova a sfuggirlo e chi lo affronta circondandosi dell’affetto e dei convenevoli dei parenti.

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In tutto ciò la famiglia di Giulia è estremamente povera, mentre quella di Massimo una delle più ricche della nazione. I primi vanno a caccia, i secondi navigano nell’oro. Dopo un primo tempo “nonsense” trascorso nel viterbese, i giovani litigano e si allontanano; dunque ognuno prende la propria strada… per un giorno. Giulia torna da Massimo e si trova a vivere – come gli astanti – una situazione paradossale.

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Una peculiarità del film è la volontà di “demolire” la stantia figura di Babbo Natale: in due momenti la rapina è eseguita da un uomo travestito da Santa Claus e poi un filippino, mentre indossa i panni di quest’ultimo, si suicida. Senza ombra di dubbio nel secondo tempo migliora, leggermente, la qualità; sebbene i dialoghi non siano mai stati brillanti e siano state rare le battute durante le quali il sorriso è stato strappato spontaneamente. A ciò è doveroso aggiungere che anche il finale risulta essere assolutamente ovvio.

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Si sa che Natale è il periodo dei cine-panettoni e, in realtà, il titolo di quest’opera appare piuttosto ambiguo: ci si aspetta – finalmente – una commedia nuova, fresca. Sebbene sia meno volgare, meno vuoto, meno grottesco del classico film sconsigliato ai colti cinefili, è comunque un prodotto pregno di lacune e mal sviluppato. Peccato. Peccato perché le potenzialità c’erano.