Pain & Gain Muscoli e denaro

Daniel Lugo, insieme agli amici Doyle e Doorball, decide di organizzare il rapimento di un ricco cliente della palestra dove lavora, allo scopo di estorcerne le ricchezze. Il piano sembra funzionare, ma l'imprevisto è sempre dietro l'angolo.
    Diretto da: Michael Bay
    Genere: commedia
    Durata: 129'
    Con: Mark Whalberg, Dwayne Johnson
    Paese: USA
    Anno: 2013
5.7

“Mi chiamo Daniel Lugo e credo nel fitness”. Con questa battuta comincia Pain & Gain Muscoli e denaro l’ultimo film del tanto disprezzato dai cinefili (tutto sommato a ragione) Michael Bay. Be’ noi nel regista californiano crediamo ben poco, ma a volte, come in questo caso, riesce a sfornare prodotti non proprio disprezzabili.

Partendo da una storia vera che ha dell’incredibile, il regista di alcuni dei più grandi baracconi hollywoodiani in circolazione mette in scena col suo solito pompatissimo stile ipercinetico fatto di continui movimenti di macchina, rallenty esagerati (e molto fastidiosi), montaggio videoclipparo, e fotografia coloratissima e patinatissima, la bizzarra storia di tre scalcinati bodybuilder che a Miami nel 1995 si trovarono coinvolti in un grottesco affare di rapimento ed estorsione che non andò affatto per il verso giusto a causa dell’incompetenza dei tre.
Con Pain & Gain – Muscoli e denaro Bay ha dalla sua una freschezza e un’ironia in parte presente nei suoi lavori più riusciti (relativamente parlando) come The rock e Armageddon, che elevano il film certamente alla categoria del buon intrattenimento, nulla più, ma neanche nulla di meno.
I tre sprovveduti palestrati capeggiati dal buon Mark Wahlberg sono delle pedine che Bay usa per (tentare almeno di) mettere in scena la disfatta del Sogno Americano. Un sogno divenuto un incubo colorato e pompato come i tre palestrati protagonisti della storia.
Insomma una metafora della facile corsa al successo in un’America, quella degli anni novanta, poco distante dagli anni ottanta reaganiani degli yuppies.
Bay diversamente da altri episodi della sua carriera pare prendersi meno sul serio, e ciò giova al film, rendendolo spassoso, divertente e divertito, e riesce a stare piuttosto lontano dalla retorica bolsa e stucchevole presente in altre sue pellicole.
Tanto per essere chiari, non che il regista californiano sia chissà quanto cresciuto e maturato, e il suo stile e il suo sguardo abbiano acquistato chissà quale spessore, ma certamente partorisce un film che in fondo, rispetto ai suoi standard, risulta quasi sobrio, misurato.
Ma appena terminata la visone, una volta usciti dalla sala, rimane ben poco, tutto resta in superficie. Si ha la sensazione di aver mangiato del gustosissimo junk food, che ci ha saziato, appagato, ma che certamente non rimarrà chissà quanto impresso nella nostra memoria.

A proposito dell'autore

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Ha fatto e fa cose che con il cinema non c’entrano nulla, pur avendo conosciuto, toccato con mano, quel mondo, e forse potrebbe incontrarlo di nuovo, chi lo sa. Potrebbe dirvi alcuni dei suoi autori preferiti, ma non lo fa, perché non saprebbe quali scegliere, e se lo facesse, cambierebbe idea il giorno dopo. Insomma, non sa che dire se non che il cinema è la sua malattia, la sua ossessione, e in fondo la sua cura. Tanto basta.