Mood Indigo La schiuma dei giorni

La storia d'amore stralunata e romantica tra due coppie: Colin è un giovane ricco che si innamora perdutamente di Chloe. Chich al contrario è povero, così Colin decide di regalargli i soldi per il matrimonio con Alise. Ma...
    Diretto da: Michel Gondry
    Genere: commedia
    Durata: 125'
    Con: Romain Duris, Audrey Tautou
    Paese: FRA, BEL
    Anno: 2013
5.5

La fedeltà superficialmente mimetica all’immaginario e al testo di un’opera letteraria se la può forse permettere – se lo ritiene necessario – solo chi è autore di entrambe le versioni.
La trasposizione cinematografica non è una traduzione letterale (già di per sé non lo sono manco le traduzioni di testi in una lingua straniera), ma la calata in un nuovo linguaggio (e, qualche volta capita, in un nuovo immaginario), dello spirito di quel testo di partenza.

Con Mood Indigo La schiuma dei giorni Michel Gondry ha tradotto lo spirito del libro di Boris Vian e quella immaginifica retro-modernità del 1947 in una nuova modernità e in un immaginario personale. Non si deve commettere l’errore di andare al cinema per vedere Boris Vian.
Ciò non toglie che molte delle critiche – in Francia asprissime – al trattamento riservato dal cineasta francese più hollywoodiano al testo originale, non abbiano le loro buone ragioni.
Di già, basta non aver letto il libro per riconoscere in questo film un catalogo, un best of di temi e ossessioni di pellicole e videoclip precedenti.
Le ricostruzioni in tessuto, articolazioni del corpo che diventano enormi (pare essere un’ossessione infantile legata all’immagine di se stesso) o scenografia di cartone e legno, come quelle teatrali, come tutta l’effettistica bricolage gondryiana, rispondono molto bene alle esigenze surreali del mondo creato da Vian nel suo capolavoro letterario (uno su tutti l’attesissimo pianocktail), ma abbondano compiaciute per la prima ora e mezza del film.
È qui il limite principale della messa in scena di Gondry: lascia che gli effetti speciali sovrastino l’intrigo, i sentimenti. Forse addirittura lo spirito del testo.
Più che mai in questa pellicola Gondry si dimostra realmente discepolo di Méliès, giustamente nella misura in cui il dispositivo messo su si rivela simile a quello del regista francese di inizio secolo, in cui si susseguono trovate spettacolari e fieristiche, a discapito di una dimensione narrativa debole o praticamente assente.
Le emozioni, i sentimenti di una storia fortemente tragica sono troppo stemperati dall’impianto effettistico. Se non si finisce esattamente per disinteressarsi dei personaggi, quanto meno, nonostante gradatamente decori e ambienti si siano ristretti e avvizziti, i personaggi esasperati e rovinati, persino i colori desaturati via via che la malattia di Chloé peggiorava – e l’arco drammaturgico faceva il suo corso, si arriva al punto in cui, esauriti finalmente gli sbalorditivi bricolage, ci si ritrova di colpo e un po’ spaesati in un finale di favola tristissimo.
L’originale senso di disincanto e dissacratorio di questo finale e della storia si è dissipato. E quello che negli ultimi quindici minuti ci viene mostrato di tetro e crudo ne è solo il suo vuoto fantasma, la pelle morta incollata con lo sputo. «Cosa resta sulla sabbia, dopo che la schiuma delle onde è passata? » rispose Vian a una sua lettrice che gli chiedeva numi sulla scelta di quel titolo.
Alcuni trovano nel passo del libro « E ci sono solo due cose: l’amore in tutti i modi con delle belle ragazze e la musica di New Orleans o di Duke Ellington. Tutto il resto dovrebbe sparire, perché il resto è laido» una possibile interpretazione. Cosa resta allora sulla sabbia, dopo che La schiuma di Gondry è passata?

A proposito dell'autore

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Nato nel 1990 in Puglia. Laureato in Lingue e Culture Straniere all'Università degli Studi di Perugia con una tesi sul webdocumentario, vive a Parigi, dove cerca di specializzarsi nel campo della scrittura e realizzazione di documentari e si tartassa il fegato con interminabili notti di birra. Con alle spalle articoli per webzines, interviste e collaborazioni al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia e IMMaginario 2.0, ha co-realizzato il webdocumentario www.lamemoriaelaferitawebdoc.com