Effetti collaterali

Emiliy Taylor è una donna affetta da depressione che decide di sottoporsi alle cure dello psichiatra Banks. Questo le prescrive dei farmaci sperimentali. Il marito della giovane, appena uscito di prigione, viene trovato morto. I primi sospetti conducono a lei.
    Diretto da: Steven Soderbergh
    Genere: thriller
    Durata: 106'
    Con: Rooney Mara, Channing Tatum
    Paese: USA
    Anno: 2013
6.5

Ci si domanda, film dopo film, quale altro genere potrà ancora affrontare un eclettico per eccellenza come Steven Soderbergh. Forse solo l’horror dichiarato è ancora fuori dal suo carnet. Per il resto c’è ormai tutto: dal film d’inchiesta alla commedia, dal film di fantascienza alla cinebiografia e al cinema del contagio. Con questo Effetti Collaterali c’è ufficialmente anche il thriller hitchcockiano.

O piuttosto, c’è una declinazione tipicamente soderberghiana del thriller hitchcockiano, come se di Hitchcock si fosse persa la memoria e di De Palma si fosse solo vagamente sentito parlare. Non è difficile infatti eccepire che dei registi appena menzionati Soderbergh non possiede nemmeno un decimo dello stile e della capacità di messa in scena.
Sissignori, perché il regista di Sesso, Bugie e Videotape (il primo, sopravvalutatissimo, film del regista, quello che gli ha fatto guadagnare una reputazione spropositata nella considerazione della critica, malgrado i rovesci di film successivi davvero tremendi come Schizopolis) è soprattutto un regista senza stile. Per meglio dire, è un regista che non ha una riconoscibilità di sorta.
In sé non sarebbe un male: non c’è scritto da nessuna parte che la politica degli Autori, così decisiva per la storia del cinema come indirizzata dai Cahiers du Cinema, sia l’unica chiave di lettura valida in un presente come il nostro, svincolato da ideologie e filosofie universalistiche. Ma anche l’argomento prediletto di alcuni critici autorialisti, ossia che Soderbergh è il prototipo del regista che lavora “dentro” i generi e magari anche “contro” (il sistema?), lascia il tempo che trova ed è ormai più che discutibile.
Prendiamo la sequenza iniziale di Effetti Collaterali, il piano sequenza che ci porta ad un ambiente carcerario e c’introduce alla vicenda (di cui non sveleremo i – peraltro inutili – colpi di scena): essa è replicata “all’incontrario”, ossia in allontanamento dal penitenziario, a chiusura del film. Il cerchio è chiuso, verrebbe da dire, ma qual è il significato di questi eleganti movimenti di macchina? Aggiungono qualcosa alla nostra percezione del plot? Hanno un minimo di significato?
L’impressione netta è che Soderbergh giri così senza un motivo, per fare ammirare una maniera di regia che alla resa dei conti non ha nulla da dire.Anche i twist del racconto, di fatto, non possiedono la forza che ci si aspetterebbe. Tanto che, ad un certo punto, viene persino il sospetto che uno dei principali motivi per cui questo film è stato girato sia prendere posizione contro l’abuso degli psicofarmaci, forieri di gravi effetti per la salute (e non solo la propria).
Nel corpo del film, certo, non mancano momenti complessivamente riusciti, anche grazie alla buona prova di Rooney Mara. E tuttavia il senso dell’operazione sfugge. Il formalismo ha sempre la meglio, ma non si fa mai forma, senso, provocazione visiva. Anche le diverse piste imboccate e poi negate, come da manuale del thriller, portano ad una impasse che sembra frutto dell’incapacità nel mettere a fuoco un nucleo di idee e sviluppare un progetto intellettuale e artistico coerente.
Quasi certamente il prossimo film di Soderbergh, pronto per Cannes, non potrà diradare le nebbie in cui questo regista è immerso. È più probabile che perpetui l’equivoco di un autorialismo senza autore, tanto vacuo quanto abile nel catturare l’interesse di una buona parte della critica.

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Ha una foto di famiglia: Lang è suo padre e Fassbinder sua madre. John Woo suo fratello maggiore. E poi c'è lo zio Billy Wilder. E Michael Mann che sovrintende, come divinità del focolare. E gli horror al posto dei giocattoli. Come sarebbe bello avere una famiglia così...